Il boom di Bitcoin sull’annuncio di Musk può essere un’arma a doppio taglio per Tesla

Quotazioni fin sopra 48.000 dollari ieri, con una capitalizzazione di mercato fino a 900 miliardi. Ma per Musk non sarà facile beneficiarne.
4 anni fa
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Elon Musk stretto collaboratore di Trump
Elon Musk stretto collaboratore di Trump © Licenza Creative Commons

E’ arrivato a superare i 48.000 dollari il Bitcoin nella giornata di ieri, dopo che il fondatore e CEO di Tesla, Elon Musk, aveva annunciato di avere acquistato “criptovaluta” per 1,5 miliardi di dollari. Il boom del 20% nel giro di poche ore ha portato la capitalizzazione di questo mercato fino a 900 miliardi. E così, la stessa capitalizzazione a Wall Street di Tesla, che si aggira sugli 830 miliardi, è stata superata.

L’annuncio di Musk è stato l’ennesimo pungolo a favore degli investimenti in monete digitali, a distanza di pochi mesi da simili comunicazioni da parte di colossi finanziari come PayPal e società come MicroStrategy, i quali hanno accelerato il rally post-estivo.

Eppure, non sarà tutto semplice per Tesla o per chiunque altro cercasse di investire su questa nuova realtà. Le “criptovalute” sono formalmente trattati come assets intangibili negli USA. Questo implica che vanno iscritte a bilancio al loro valore di costo. Se le quotazioni di mercato scendono, la società deve aggiornare al termine di ogni trimestre il valore dell’asset al ribasso. Se la quotazione sale, invece, a bilancio non si potrà registrare comunque un valore superiore al costo d’investimento.

Poiché Bitcoin è una “criptovaluta” con variazioni di prezzo anche repentine e drammatiche, possiamo ben dire che esso esponga gli investitori istituzionali alla volatilità solamente per le conseguenze negative che essa può comportare. Almeno fino al disinvestimento e alla monetizzazione delle eventuali plusvalenze. Detto in maniera semplice, fino a quando Tesla terrà a bilancio i Bitcoin acquistati non ne trarrà alcun giovamento ai fini contabili, semmai solo svantaggi nel caso in cui i prezzi si muovessero sotto i livelli di acquisto. E la società ha detto di più, cioè ha aperto a Bitcoin come metodo di pagamento. Di fatto, una parte (pur minima) del suo “core” business risulterà impattata in un senso o nell’altra dalle oscillazioni di prezzo della moneta digitale.

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E c’è un’altra ragione per restare cauti. I Bitcoin sono considerati un asset “inquinante”. Vi chiederete come sia possibile che un bene immateriale inquini l’ambiente. Il fatto è che per “estrarre” una unità di “criptovaluta” bisogna lavorare a lungo al PC con un algoritmo, che richiede un enorme dispendio di energia. E metà del “mining” proviene ad oggi dalla Cina, paese in cui per buona parte la produzione di energia elettrica è generata da centrali a carbone. E’ stato calcolato, ad esempio, che nel 2020 le estrazioni di Bitcoin abbiano richiesto tanta energia quanto quella consumata dall’intero Pakistan, paese da 200 milioni di abitanti.

Cosa c’entra questo con Tesla? Beh, la casa costruttrice di auto elettriche si è fatta una buona nomea proprio per il suo business “climate-friendly”. Buona parte del boom azionario degli ultimi tempi lo si deve all’aumento degli investimenti da parte di quei fondi, che per statuto e su pressione della clientela si trovano quasi costretti a puntare su assets “clean” o, comunque, a basso impatto ambientale. Ma se i Bitcoin entrassero nei bilanci di Tesla in misura non marginale, l’immagine della società rischierebbe di venirne stravolta in negativo proprio sotto il profilo della eco-compatibilità.

Questi aspetti normativi da un lato e di immagine dall’altro fungono da freno per investimenti più massicci nel mondo della finanza tradizionale. Il secondo aspetto potrebbe essere superato nel caso in cui il “mining” si spostasse in aree della Terra più sensibili all’ambiente, come la Scandinavia, dove le bollette della luce sono crollate nei mesi scorsi e la produzione di energia avviene perlopiù ricorrendo alle fonti rinnovabili.

Tuttavia, si tratterebbe di un processo graduale. D’altra parte, servirebbe che le autorità finanziarie, a partire dagli USA, mutassero indirizzo circa le monete digitali, consentendo alle società di trattarle contabilmente come assets finanziari ordinari. Ma questa non sembra l’impostazione dell’amministrazione Biden, con il neo-segretario al Tesoro, Janet Yellen, che ha debuttato tacciando i Bitcoin di essere un mezzo utilizzato dalla criminalità organizzata e dal terrorismo internazionale. D’altra parte, privarsi di liquidità per impiegarla in un asset che porterebbe solo grane fino al suo disinvestimento può risultare certamente rischioso, ma finché i tassi di mercato restano azzerati, le case d’investimento e le stesse società si metteranno in cerca di investimenti alternativi per mettere a frutto il cash con qualche possibilità di guadagno.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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