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Oggi: 05 Dic, 2025

Guyana al centro delle tensioni tra Trump e Venezuela

La Guyana sarebbe la vera causa delle tensioni tra il presidente americano Donald Trump e il Venezuela di Nicolas Maduro.
3 settimane fa
2 minuti di lettura
Guyana fonte di tensioni tra Trump e Venezuela
Guyana fonte di tensioni tra Trump e Venezuela © Licenza Creative Commons

La portaerei più grande al mondo, USS Gerald R. Ford, è arrivata al largo delle coste del Venezuela per dare manforte alla “guerra” che l’amministrazione Trump sta portando avanti contro il narcotraffico nell’area. Il regime di Nicolas Maduro denuncia che l’iniziativa punterebbe al suo rovesciamento e ha ordinato un nuovo dispiegamento militare per reagire al presunto attacco degli Stati Uniti. E se al centro di queste tensioni ci fosse la Guyana?

Guyana ora potenza petrolifera

Questo stato con capitale Georgetown da 831.000 abitanti e una superficie quanto i due terzi dell’Italia confina a nord-ovest con il Venezuela e al sud e ad est con il Brasile.

Un territorio ignorato dalla comunità internazionale fino a pochi anni fa, quando nel 2015 ExxonMobil scoprì nelle sue acque vasti giacimento di petrolio. Le riserve sfruttabili furono stimate in 11 miliardi di barili.

La Guyana è tornata improvvisamente al centro delle attenzioni di Caracas, che indisse persino un referendum nel 2023 per autorizzare il governo a prendersi la sua area più occidentale da 160.000 km quadrati. Il vero obiettivo di Maduro consisterebbe nel mettere le mani sulla fiorente industria petrolifera dello stato confinante. Un paradosso per colui che già guida lo stato con le più alte riserve petrolifere accertate al mondo (oltre 300 miliardi di barili) e che, però, non riesce ad estrarre greggio a causa delle sanzioni americane e, soprattutto, di decenni di sotto-investimenti e cattiva gestione dell’economia.

Miracolo economico grazie al petrolio

Tra il 2020 e il 2024 la Guyana è riuscita ad aumentare il Pil di oltre il 350%, portandolo a quasi 25 miliardi di dollari da neppure 5,5 miliardi.

Il Pil pro-capite sfiorava alla fine dello scorso anno i 31.000 dollari, alla pari con economie come la Corea del Sud. In pochissimi anni, da una delle economie più povere dell’America Latina, è diventata tra le più ricche al mondo. Certo, non è tutto oro quel che luccica. La Banca Inter-Americana per lo Sviluppo ha stimato ancora al 58% il tasso di povertà della popolazione. I benefici del boom petrolifero stentano ad arrivare in tutte le case.

Nuovi accordi commerciali sulle estrazioni petrolifere

Le estrazioni attuali di oltre 650.000 barili al giorno risultano tra le più alte al mondo in rapporto alla popolazione. E grazie ai nuovi investimenti, la compagnia americana ExxonMobil e i partner riusciranno a portarla a 1,27 milioni di barili al giorno entro il 2027. L’anno scorso, il governo è riuscito a rinegoziare i termini degli accordi commerciali a proprio favore. Per i nuovi contratti le compagnie tratterranno fino al 65% del prezzo di vendita a titolo di copertura dei costi, mentre il restante 35% sarà suddiviso in parti uguali con lo stato come profitto. Esso si sommerà al 2% che le compagnie pagheranno sui barili estratti a titolo di royalties, mentre sui profitti dovranno versare un’imposta del 10%.

Per i vecchi contratti, invece, la Guyana prevede una remunerazione fino al 75% per coprire i costi e la suddivisione in parti uguali del restante 25%. E nessuna imposta sui profitti.

Questo miracolo economico fa disperare il Venezuela, dato che le estrazioni del vicino stanno già quasi raggiungendo le sue. Con la differenza che l’industria petrolifera qui fa utili e genera ricchezza, mentre a Caracas non basta neppure per coprire i costi.

Investimenti USA nella Guyana

La minaccia di Trump punterebbe a proteggere gli investimenti delle compagnie petrolifere americane nella Guyana dalle minacce di Maduro. Le diatribe territoriali tra i due stati vanno avanti da secoli, bisogna ammettere. Ma era stato Hugo Chavez, predecessore dell’attuale dittatore venezuelano, a stemperarle dalla fine degli anni Novanta. Nessuno immaginava che questo territorio insinuatosi tra due potenze regionali si sarebbe arricchito in pochissimi anni grazie alla scoperta del petrolio. Colombia e Regno Unito hanno appena smesso di condividere le loro informazioni d’intelligence circa il narcotraffico nei Caraibi per marcare le distanze da Washington. Qualcosa di grosso starebbe per accadere nell’area.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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