Oggi sarebbe dovuto essere il grande giorno di Friedrich Merz. Il Bundestag avrebbe dovuto votargli la fiducia come cancelliere. Invece, alla prima votazione è andato sotto. La maggioranza richiesta era di 316 su 630 seggi in tutto, ma a scrutinio segreto hanno votato a favore solamente in 310, mentre 307 hanno votato contro, 3 si sono astenuti e 1 voto è risultato invalido. La Grosse Koalition tra CDU-CSU e SPD dispone teoricamente di 328 seggi. Numeri alla mano, sono mancati 18 voti.
Le forzature di Merz non pagano
I “franchi tiratori” sono stati a destra o a sinistra o forse da entrambe le parti? C’è una sola certezza: l’accordo su cui è nato l’ennesimo governo delle larghe intese a Berlino non ha soddisfatto nessuno.
La sinistra ritiene di essere ancora una volta la stampella di un governo con inclinazioni conservatrici, mentre il centro-destra lamenta di avere ceduto troppo ai socialdemocratici senza avere ottenuto nulla di concreto in cambio.
A marzo, il Bundestag aveva votato la riforma del “freno al debito“ per consentire a Merz di spendere per il riarmo tedesco e gli investimenti in infrastrutture. Poiché il piano non avrebbe avuto i numeri necessari per passare con la maggioranza dei due terzi richiesta, il cancelliere “in pectore” aveva fatto riunire il Bundestag uscente, cioè composto ancora secondo i risultati delle elezioni federali nel 2021. Una forzatura procedurale e democratica che gli si è ritorta contro.
Secondo flop in pochi mesi
La Costituzione prevede che il quorum si abbassi a partire dalla terza votazione, essendo sufficiente la maggioranza semplice e non più assoluta. Ciò consentirebbe a Merz forse di essere investito della nomina di cancelliere già nel pomeriggio di oggi.
Tuttavia, la sostanza di quanto accaduto non cambia. La Germania per la prima volta nella storia post-bellica ha negato la fiducia al segretario del partito uscito vincitore dalle elezioni. Stanno venendo al pettine tutti i nodi irrisolti. I conservatori hanno coperto il loro insuccesso alle urne, aprendo immediatamente le trattative con l’SPD e chiudendo alla loro destra.
Quello stesso AfD che era servito in campagna elettorale a votare a favore del piano sull’immigrazione (affossato anche allora al Bundestag) presentato da Merz a gennaio, ora è dichiarato “formazione estremista” dai servizi segreti. Siamo al secondo flop in poco più di tre mesi. Troppi per potere ancora considerare Merz un leader credibile in patria e all’estero. La Germania avrebbe bisogno di un governo con un indirizzo politico chiaro e coerente. Nel caso attuale, siamo dinnanzi a uno scambio di poltrone senza costrutto alla base. Un “do ut des” anche sul piano programmatico senza visione e lungimiranza.
Possibili manovre a sinistra
Lo stesso ricorso al debito, più che a rappresentare un vero cambio di paradigma per il sistema teutonico, sancisce la volontà dei due schieramenti tradizionali di sostenere l’economia attraverso una scorciatoia. Nessuna riforma in vista, bensì uno spendi e spandi per accontentare gli appetiti clientelari dei due partiti di riferimento.
E a dirlo è stato niente di meno che Johannes Winkel, leader giovanile della CDU, che nelle scorse settimane aveva persino minacciato il voto contrario al Bundestag. Chissà che non faccia parte dei 18 franchi tiratori!
Il segnale politico inviato a Merz è chiarissimo: “siamo scontenti del tuo operato”. E deve ancora diventare cancelliere, non c’è di ché. A questo punto, la sinistra può persino alzare ulteriormente la posta per spostare l’asse programmatico più verso le proprie posizioni. Se è vero che il ritorno al voto anticipato spaventa tutti con l’AfD dato primo nei sondaggi, a tremare sono specialmente i conservatori. A loro i sovranisti rubano i consensi. L’SPD ha un nuovo leader, Lars Klingbeil, designato vice-cancelliere nel governo che starebbe per nascere. Egli può persino scommettere in queste ore su un ribaltone, ossia la nascita di un esecutivo di minoranza con Verdi e Linke, magari con la benevola astensione dei conservatori.
Merz già finito
Fantapolitica? Lo sapremo nelle prossime ore. Lo spauracchio dell’AfD come partito estremista di destra sta già servendo ad escludere che i conservatori possano tenersi una seconda porta aperta per il caso in cui le cose con l’SPD si mettessero male. Merz è politicamente già finito, in qualsiasi caso. Ammesso che otterrà la fiducia, all’estero tutti sapranno che si regge su una non maggioranza, sfiduciato da parte dei suoi stessi uomini. L’autorevolezza della Germania è andata da tempo a farsi benedire. Pensavamo che il punto più basso si fosse raggiunto con il governo Scholz. Invece, a Berlino continuano a scavare. La formula stantia della Grosse Koalition è diventata una maledizione, anziché una soluzione ai problemi tedeschi. E qualcuno festeggia alla Casa Bianca. Con una Berlino semplicemente inesistente e una Parigi in coma, le trattative sui dazi saranno più agevoli per Washington.