Nominato da poche settimane e quinto primo ministro in poco più di un anno e mezzo, Sébastien Lecornu vede in salita la propria strada per restare a Palazzo Matignon. Ha appena annunciato la presentazione di un “bilancio di compromesso” per tagliare il deficit fiscale in Francia e al contempo tenere assieme le contrapposte istanze dei partiti in Assemblea Nazionale. Ma l’accoglienza è stata a dir poco fredda a sinistra e a destra.
Socialisti spiazzati da Lecornu
Rispetto alle misure varate dal predecessore François Bayrou, sfiduciato ad inizio mese, per il 2026 il deficit viene fissato al 4,7% dal 4,6%. Ma non ci saranno i due cavalli di battaglia proposti dal Partito Socialista: tassa Zucman o la reintroduzione dell’ISF, né la revisione della riforma delle pensioni.
Una doccia gelata per la gauche più moderata, che sperava di strappare alcune concessioni da poter vendere ai propri elettori in cambio del sostegno a Lecornu.
Questi ha dichiarato che la tassazione in Francia è già molto alta. Ha respinto l’idea di tartassare i grandi patrimoni, perché ciò penalizzerebbe le aziende, metterebbe in fuga i capitali e farebbe introitare allo stato appena 5 miliardi di euro all’anno contro i 15-25 miliardi ipotizzati dai sostenitori. Unica concessione: la redistribuzione del carico fiscale per andare incontro alle istanze di giustizia sociale che si levano dai cittadini. E questo significa che “alcune imposte potranno aumentare, mentre altre diminuiranno”.
In ogni caso, sul piano delle entrate il gettito resterebbe invariato. Il prossimo bilancio prevedrà per la Francia di tagliare la spesa pubblica, tra cui 5 miliardi legati all’amministrazione dello stato. E questo è il contrario di quanto va chiedendo la gauche, che vorrebbe puntare sull’aumento delle imposte sui ricchi.
Destra scossa da condanna a Sarkozy
Se i socialisti appaiono furibondi, i Repubblicani non si mostrano meno restii dopo la condanna dell’ex presidente Nicolas Sarkozy. La carcerazione preventiva disposta in attesa dell’appello è arrivata come una bomba sul dibattito politico. La destra è scioccata e punta i piedi, ritenendosi vittima del sistema giudiziario. Questo elemento rischia di allontanare un accordo per consentire a Lecornu di presentare il suo bilancio, così che la Francia possa risanare i conti pubblici.
Bilancio in Francia sempre più difficile
Una sfiducia anche al nuovo governo sarebbe la terza in meno di un anno. Porterebbe certamente a nuove elezioni anticipate, a loro volta le terze in poco più di tre anni. Un terremoto politico che acuirebbe la tensione sui mercati finanziari. I bond francesi sono stati più volte declassati dalle agenzie di rating nell’ultimo anno e mezzo. Pochi giorni fa la mazzata di Fitch con il taglio del giudizio ad A+. I rendimenti sono saliti ai livelli italiani lungo la curva delle scadenze. C’è il timore che la situazione possa sfuggire di mano se anche Lecornu sarà impallinato all’Assemblea Nazionale.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

