Quello Gentiloni potrebbe essere il governo dei referendum. E’ soprattutto la riforma del lavoro a pesare come una spada di Damocle sul nuovo esecutivo, con la questione voucher lavoro in prima fila (seguita dal ripristino dell’articolo 18 nelle aziende sopra i 5 dipendenti e dalla normativa sui subappalti).

Voucher lavoro, cosa succederà dopo il referendum costituzionale?

La Cgil ha promosso tre referendum, tra cui quello contro l’abolizione dell’articolo 18.

Per evitare di salire di nuovo sul banco degli imputati, perdendo un referendum personalizzato, il governo potrebbe allora decidere di giocare d’anticipo aggirando lo scoglio voucher lavoro e intervenendo con correttivi al decreto volti a correggere il tiro dei buoni lavoro per evitare abusi.

Resterebbero in ogni caso aperti gli altri due quesiti referendari. In ogni caso non tutti a Palazzo Madama sono d’accordo sulla linea da seguire: Maurizio Sacconi, che non nasconde una posizione ostile alla Cgil ha fatto sapere la volontà di difendere il testo attuale ribadendo che i voucher non saranno toccati perché la tracciabilità ne ha reso equo l’uso.

Tracciabilità voucher: regole e sanzioni

Ma il pressing è partito: Cesare Damiano è convinto che ci sia ancora spazio per mettere mano alla normativa sui voucher lavoro in modo da circoscriverne veramente l’uso solamente al lavoro occasionale. Più drastico Landini secondo cui “i voucher vanno tolti. E si deve tornare allo Statuto dei lavoratori del 1970, allargandone le tutele”.

E su tutti aleggia lo spettro del voto anticipato.