E’ nebbia fitta sulla riforma pensioni e i sindacati tornano in pressing sul governo per riprendere il confronto. Ma con l’emergenza energetica e l’esplosine dell’inflazione, prevista tra il 5 e 6 per cento, le priorità sono altre.

A fine anno, però, termina quota 102 che sostituisce per soli 12 mesi quota 100. Quindi dal prossimo anno, in assenza di interventi del legislatore, si tornerà alle regole Fornero per tutti senza più deroghe.

La pensione in due tempi

Ecco quindi farsi strada la pensione in due tempi che l’Inps propone da mesi.

Una uscita anticipata a 64 anni di età con pagamento parziale della pensione a cui seguirebbe, al raggiungimento dei 67 anni, la liquidazione totale.

La prima tranche – spiega il presidente dell’Inps Pasquale Tridico – consisterebbe in una uscita a col calcolo della sola quota contributiva versata. La pensione sarebbe quindi liquidata solo a valere sulla parte dei contributi versati dal 1996 in poi e quindi meno onerosa per le casse dello Stato.

La seconda tranche, invece, arriverebbe al compimento dei 67 anni di età e riguarderebbe la parte di pensione i cui contributi sono stati versati prima del 1996. Il calcolo avverrebbe in questo caso col sistema retributivo, più oneroso.

In buona sostanza, la pensione mista, quella finora pagata con le regole di quota 100, verrebbe sdoppiata. E questa pare sia la soluzione che al momento permetterebbe l’uscita anticipata per tutti senza pesare sui conti dello Stato.

La flessibilità in uscita

In questo modo salgono le probabilità sulla possibilità di mantenere valido il requisito anagrafico a 64 anni per andare in pensione, come previsto per quota 102, senza alcuna penalizzazione di calcolo.

In buona sostanza si manterrebbe aperta la strada dell’anticipo della pensione, anche solo per la parte contributiva. L’anticipo sarebbe di 3 anni rispetto alla pensione di vecchiaia, la cui liquidazione avverrà per la sola parte retributiva.

Col passare degli anni e l’entrata a pieno regime del sistema di calcolo contributivo, la flessibilità tenderà a smorzarsi essendo sempre meno i contributi versati nel sistema retributivo (ante 1996) a calcolo. Per tutti, quindi, la pensione arriverebbe a partire dai 64 anni. Come del resto già previsto dalla riforma Fornero per i contributivi puri.