Se ormai il Governo lascerà, come pare intenzionato  a fare, il sistema pensionistico così come è oggi, senza riforma e senza nuove misure di pensione, saranno tanti i lavoratori penalizzati per il 2024. Questo come vedremo è un dato oggettivo che prescinde dal fatto che vengano o meno confermate la quota 103, l’Ape sociale oppure Opzione donna. Resteranno in campo le misure di pensionamento ordinario, magari quelle già prorogate e poco altro. Bloccando di fatto quanti avrebbero gradito o la quota 41 per tutti o la flessibilità a 62 anni di età, oppure ancora, entrambe le misure.

Ecco un quadro sintetico di queste penalizzazioni, che riguardano anche un nostro lettore, che per poco non rientra nella quota 103 e nemmeno nella quota 41 per i precoci.

“Buonasera, mi chiamo Davide e sono un lavoratore che ha la fortuna di avere occupazione stabile e duratura ormai da anni. Sono nato nel 1963 e ho iniziato a versare contributi dal 1981. Oggi conto ormai oltre 40 anni di versamenti e a febbraio 2024 completerò i 41 anni di contribuzione. Sono un lavoratore edile, e quindi per professione rientro nella quota 41 per i precoci. Anzi, rientrerei pure nell’Ape sociale, non fosse per l’età, dal momento che non compio i 63 anni previsti. Ma c’è dell’altro.

La quota 41 non mi può venire assegnata, perché ho solo 8 mesi di contributi prima dei 19 anni di età. Per 4 mesi di contributi non sono considerato precoce. E pure confermando la quota 103, nel 2024 non avrò i 62 anni che servono come età per questa misura. Si può parlare di sfortuna nel mio caso? Secondo voi ci sono possibilità che il Governo guardi a chi come me ha questa “iella” garantendo l’uscita anche senza varare la quota 41 per tutti?”

Le misure simili alla quota 41 per tutti ci sono, ma sono limitate come platea

Mandare in pensione tutti con 41 anni di contributi a prescindere dall’età.

Questo in estrema sintesi l’effetto che produrrebbe nel sistema la quota 41 per tutti. Perché le due misure oggi in vigore che consentono questo genere di pensione, cioè con 41 anni di contributi, non sono per tutti, anzi, sono piuttosto limitate come platea. La quota 41 per esempio, riguarda invalidi, caregiver, lavori gravosi e disoccupati. Ma non solo. Perché serve, come il nostro lettore dice, che uno dei 41 anni di contributi, sia antecedente il compimento dei 19 anni di età.

Per la quota 103 invece, nessun vincolo di platea, ma serve arrivare a 62 anni di età. Quindi, 41 anni di contributi per chi ha 61 anni come il nostro lettore nel 2024, non bastano. E anche se bastano 30, 32 o 36 anni di contributi per invalidi, caregiver, lavori gravosi e disoccupati per l’Ape sociale, anche in questo caso serve la giusta età (63 anni almeno, ndr).

Tutti i penalizzati delle pensioni nel 2024, ecco chi la perderà per molti anni

Parlare di sfortuna, come fa il lettore del nostro quesito odierno, non è una cosa fuori luogo. Perché di fatto nelle condizioni in cui è non avrà diritto nel 2024 a nessuna delle tre misure prima citate. In alcuni casi per limiti anagrafici, in altri perché non rispetta delle condizioni utili all’accesso a queste misure. E proprio i nati nel 1963 (ma anche quelli nati dopo), rischiano di essere i più penalizzati dallo stallo in cui si trova la riforma pensioni adesso.

Le difficoltà a trovare risorse per varare la quota 41 per tutti rischia di allontanare la pensione per quanti nel 2024 hanno comunque raggiunto quella ragguardevole età contributiva. Si evidenziano così tutti i limiti delle misure di pensionamento anticipato oggi in vigore alternative alle misure ordinarie. Misure che servono solo a pochi e non riguardano la generalità dei lavoratori. Una cosa che il Governo dovrebbe risolvere con la riforma, che però è ferma al palo, bloccata dalle notevoli ristrettezze in termini di soldi pubblici che lo Stato ha.