Volendo scegliere, tra la riforma delle pensioni del Governo Draghi, e lo scalone della legge Fornero, c’è anche di peggio. In quanto con l’ipotesi di Quota 102 dal prossimo anno l’età pensionabile, per il ritiro anticipato dal lavoro, salirà. O meglio dovrebbe salire a 64 anni. Così come è riportato in questo articolo.

Mentre tra la riforma pensioni del Governo Draghi e lo scalone della Fornero, con la legge del Governo Monti per andare in pensione serve il requisito anagrafico dei 67 anni.

Ovverosia, quello che è attualmente previsto per l’accesso alla prestazione INPS di vecchiaia. Ma in realtà, come detto, c’è di peggio. Quando il lavoratore ha maturato negli anni un’anzianità contributiva che è molto bassa.

Tra la riforma pensioni Draghi e lo scalone Fornero c’è anche di peggio, ecco quando

Nel dettaglio, tra la riforma delle pensioni del Governo Draghi e lo scalone della legge Fornero c’è anche di peggio. Al punto che il requisito anagrafico dei 67 anni non basta per presentare la domanda all’INPS per la pensione di vecchiaia. Questo succede, in particolare, quando l’anzianità contributiva è inferiore a 20 anni. E quando l’importo dell’assegno riconosciuto è inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.

In questo caso la regola della pensione di vecchiaia a 67 anni salta clamorosamente. Ecco perché tra la riforma delle pensioni del Governo Draghi e lo scalone della legge Fornero c’è anche di peggio. Nella fattispecie, l’età pensionabile per la prestazione di vecchiaia balza da 67 a 71 anni. Con il sistema di calcolo contributivo. E con il requisito dell’anzianità contributiva che scende comunque a soli 5 anni di contributi previdenziali obbligatori versati.

Per andare in pensione c’è anche di peggio rispetto alla Quota 102

Tra la riforma delle pensioni del Governo Draghi e lo scalone della legge Fornero, quindi, ci sono casi in corrispondenza dei quali arrivare a maturare i requisiti pensionistici è davvero complicato.

Ed è una situazione, tra l’altro, che rischia di coinvolgere in Italia tanti lavoratori. Quelli che al giorno d’oggi sono giovani. E che a causa della precarietà, e quindi delle carriere lavorative discontinue, un domani rischiano di non arrivare alla pensione. Proprio a causa della presenza negli anni di buchi di contribuzione.