Quando arriva il momento della pensione si fanno anche i conteggi del trattamento di fine rapporto (Tfs). Cioè quel tesoretto che ogni lavoratore dipendente ha accumulato negli anni. Sempre che non sia destinato alla previdenza complementare. Per gli statali si parla di trattamento di fine servizio (Tfs) che cambia poco nella sostanza, ma tanto nei tempi di erogazione.

La legge di bilancio 2014 ha infatti stabilito che il Tfs sia pagato dopo 12 mesi dalla data in cui si è cessati dal servizio per raggiungimento dei limiti di età.

Tempi che si allungano a 24 mesi se la cessazione del lavoro avviene per dimissioni o licenziamento. Una differenza di trattamento fra lavoratore pubblico e privato che lede palesemente il diritto di eguaglianza sancito dalla Costituzione.

Tempi di attesa da 12 a 24 mesi per ottenere il Tfs

A tal proposito – ricordiamo – una recente sentenza della Corte Costituzionale (sentenza n. 130/2023) ha dichiarato illegittimo il posticipo della liquidazione del Tfs. Una proposta di modifica della legge è stata quindi presentata in Parlamento dall’Arma dei Carabinieri per ripristinare il diritto antecedente il 2014.

Ci vorrà tempo affinchè il legislatore intervenga sulla questione, anche perché in previsione ci sarebbero migliaia di ricorsi pronti a partire per far causa allo Stato. L’Inps, nella peggiore delle ipotesi, dovrebbe risarcire con miliardi di euro tutti coloro che si sono visti negati il Tfs dopo la cessazione del servizio. Cosa che ovviamente si cercherà di evitare in tutti i modi.

Ma nel frattempo come fanno i pensionati statali a percepire il Tfs maturato se ne hanno bisogno? E come hanno fatto finora se migliaia sono usciti dalla pubblica amministrazione con largo anticipo usufruendo delle deroghe previste da Quota 100, 102 e 103? Ebbene nessuno è stato lasciato per strada e nuove disposizioni di legge consentono oggi di ottenere l’anticipo. Pagando naturalmente.

Come anticipare il Tfs dopo la pensione

Così, per ovviare al problema dei lunghi tempi di attesa, il legislatore ha dato la possibilità ai pensionati di ottenere un anticipo del Tfs dalle banche convenzionate in caso di necessità immediata.

Una misura che implica però costi legati al pagamento di interessi e di istruttoria pratica per il finanziamento. L’erogazione della prestazione può avvenire:

  • in un’unica soluzione se l’ammontare complessivo è pari o inferiori a € 50.000 lordi;
  • in due rate annuali se il trattamento è tra € 50.001 e € 100.000 lordi;
  • in tre rate annuali se è pari o superiore a € 100.001 lordi.

Per ottenere il prestito, il pensionato deve presentare domanda di anticipo del Tfs dal giorno successivo al pensionamento. Prima però dovrà prendere contatto col proprio ente pensionistico per ottenere apposita certificazione dell’ammontare spettante. Solo dopo potrà presentare domanda presso le banche convenzionate nel rispetto delle condizioni economiche per ottenere il finanziamento.

L’anticipo dell’Inps

Un’altra strada percorribile, dal 1 febbraio 202,3 è quella di chiedere l’anticipo del Tfs all’Inps. L’erogazione a tasso agevolato del 1% dietro il pagamento dello 0,50% della somma totale per spese di istruttoria. Il finanziamento pubblico è però concesso solo a coloro che risultano iscritto al Fondo Credito.

Al Fondo sono iscritti obbligatoriamente tutti i dipendenti ex Inpdap, ma l’iscrizione è aperta anche ai lavoratori di tutte le altre amministrazioni pubbliche. L’anticipo da parte dell’Inps può essere concesso sul 100% della somma maturata al momento della pensione.

Riassumendo…

  • Il Tfs, a differenza del Tfr pe ri privati, è erogato dopo 12-24 mesi dalla cessazione del servizio.
  • La Corte Costituzionale ha ritenuto illegittima questa pratica, ma ci vorrà tempo per cambiare la legge.
  • I pensionati pubblici possono ottenere il Tfs in anticipo grazie a prestiti bancari.
  • Chi è iscritto al Fondo Credito può chiedere l’anticipo all’Inps al tasso del 1% annuo.