Niente anticipo del Tfs per gli statali. Il trattamento di fine servizio non può essere pagato prima rispetto alle regole attuali. Lo sostiene la Ragioneria Generale dello Stato, nonostante la Corte Costituzionale un anno fa abbia sentenziato l’illegittimità  della dilazione della liquidazione per i dipendenti della pubblica amministrazione al momento della cessazione dal servizio.

E questo nonostante giaccia in Parlamento una proposta di legge per cambiare le regole introdotte nel 2013 dall’allora governo Letta sul posticipo del pagamento del Tfs maturato.

Da più di dieci anni, ormai, gli statali devono aspettare tempi biblici per ottenere quanto di diritto, mentre un dipendente del settore privato ottiene la buonuscita subito dopo la fine del rapporto di lavoro. Una differenza sostanziale che discrimina i lavoratori.

No della Ragioneria dello Stato all’anticipo del Tfs

Come detto un disegno di legge giace in Parlamento per ripristinare le vecchie regole sul pagamento del Tfs. In Commissione Lavoro alla Camera, però, è giunto il parere negativo della Ragioneria Generale dello Stato sull’anticipo del Tfs che comporterà sicuramente ritardi nei lavori per la riforma. La relazione recita testualmente che

attraverso la riduzione dei termini per il pagamento del Tfs/Tfr da 12 a 3 mesi e la rivalutazione dei limiti di importo per l’erogazione rateale del medesimo trattamento determina effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica, in particolar modo in termini di fabbisogno e di indebitamento netto, privi di copertura”.

In altre parole, nonostante la Corte Costituzionale abbia dichiarato la legge del 2014 illegittima, anticipare il pagamento del Tfs agli statali di nove mesi rispetto alle attuali scadenze per chi è collocato a riposo comporterebbe un aggravio di spesa pari a 3,8 miliardi di euro. Non solo. C’è il rischio di contenziosi per chi dal 2013 ha dovuto subire gli effetti della normativa sulla dilazione del Tfs. L’anticpo del Tfs, quindi, al momento è escuso.

Quando viene pagata la liquidazione agli statali

Ma quando viene pagato il Tfs agli statali? Ricordiamo che dal 2014, con l’approvazione della Legge di Bilancio, sono cambiati i termini di pagamento della buonuscita. Secondo la nuova normativa la liquidazione del TFf non può avvenire prima che siano trascorsi 12 mesi dalla cessazione del rapporto di servizio per raggiunti limiti di età.

In tutti gli altri casi il Tfs non può essere liquidato e messo in pagamento prima che siano trascorsi 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro, anche nell’ipotesi in cui non sia stato maturato il diritto a pensione. Tra queste cause si ricordano in particolare:

  • le dimissioni volontarie con o senza diritto a pensione anticipata;
  • il recesso da parte del datore di lavoro (licenziamento, destituzione dall’impiego etc.).

Sempre secondo la legge di bilancio del 2014 il Tfs è pagato in unica soluzione solo fino a un certo importo. La soglia limite è 50.000 euro lordi. Qualora la somma spettante eccedesse tale importo, l’Amministrazione di appartenenza del lavoratore liquiderà il trattamento di fine servizio in due o più rate annuali.

Così, ad esempio, se il Tfs è pari a 130.000 euro, la prima rata da 50.000 euro è corrisposta entro 12 mesi. 24 mesi in caso di dimissioni. Mentre la seconda rata, sempre di pari importo, a distanza di un anno e la terza e ultima rata da 30.000 euro a distanza di un altro anno.

Riassumendo…

  • Parere negativo della Ragioneria dello Stato sull’anticipo del Tfs agli statali.
  • Fino a 24 mesi di attesa per ottenere il pagamento della liquidazione.
  • Sopra 50 mila euro il Tfs è corrisposto a rate.