Continuano a raccontarci che il Tfr non rende e che i fondi pensione sono sempre la scelta migliore per costruirsi una rendita integrativa. E che i rendimenti dei fondi, alla lunga, battono la rivalutazione del trattamento di fine rapporto, che le pensioni in futuro saranno talmente basse da non consentire una vecchiaia dignitosa, ecc. Ma non è vero.

Tutta propaganda messa in piedi dal regime finanziario delle banche per scippare il Tfr ai lavoratori e darlo in pasto agli avidi gestori di fondi pensione (la cui regia è sempre di matrice bacnaria).

Soldi che finiscono chissà dove e di cui si perde il controllo oltre che la disponibilità fino al momento della pensione.

I vantaggi del Tfr

Che poi le pensioni in futuro saranno molto basse è tutto da vedere. Nessuno oggi è in grado di sapere come saranno le pensioni fra 50 anni. Ma è utile raccontare così pe geneerare preoccupazioni nei lavoratori e per fare in modo che le loro quote di Tfr escano dall’azienda per finire nelle casse dei gestori di fondi pensione.

Ma veniamo ai rendimenti. Con l’impennata dell’inflazione, lo scorso anno i fondi pensione in Italia hanno perso mediamente fra il 9,5 e l’11,5 per cento con una perdita patrimoniale del 5,9% (quasi 11 miliardi). Soldi che non potranno essere recuperati nel breve periodo e che, in ogni caso, sono andati persi. Il Tfr, invece, ha reso il 10% e non ha mai perso anche nei periodi di bassa o nulla inflazione.

Ma non è solo questo il punto. Posto che alla lunga i rendimenti delle varie gestioni negoziali offerte dai fondi pensione rendano qualcosa in più rispetto al Tfr, affidando i propri soldi a gestori terzi si perde la disponibilità dei fondi maturati.

Non è poco, se si pensa che solo al termine del piano di accumulo e cioè al momento del pensionamento si potrà disporre nuovamente del tesoretto maturato e di una rendita complementare da affiancare a quella dell’Inps.

Durante la vita lavorativa può capitare di avere necessità di somme extra per imprevisti o spese mediche prelevabili dal Tfr in azienda o dal fondo di tesoreria presso l’Inps.

La pensione complementare

E veniamo alla pensione complementare. Di cosa si tratta? Non è altro che una rendita aggiuntiva alla pensione. Ma togliamoci dalla testa una volta per tutte che questa possa essere ottenuta solo passando dai fondi pensione. Non è affatto vero, non è così. Ci si può benissimo costruire una rendita integrativa investendo i propri risparmi in asset finanziari garantiti e offerti dallo Stato.

In primis i titoli di Stato italiani. Con il gruzzolo del Tfr maturato negli anni si può investire in Btp a lunga durata in maniera tale da garantirsi con le cedole periodiche una rendita aggiuntiva da affiancare alla pensione pubblica. E senza perdere minimamente il controllo dei propri risparmi. Per farlo, però, bisogna tenersi stretto il Tfr senza affidarlo ciecamente ai fondi pensione.

Non solo. E questa è la cosa più importante: i titoli di Stato vanno anche in successione. In caso di premorienza del pensionato, il tesoretto maturato e investito a questo scopo è devoluto agli eredi che possono sfruttarlo per lo stesso scopo. Se, viceversa, si opta per la rendita offerta dai fondi pensione, in caso di decesso, nella maggior parte dei casi, la rendita cessa.