Non avete mai sentito parlare del nuovo Fondo Cometa? Se per la previdenza complementare e la destinazione del TFR avevate scelto FondInps farete meglio a documentarvi sulle condizioni del Fondo Cometa. Il primo infatti è stato chiuso e i soggetti iscritti saranno passati automaticamente al secondo. Ovviamente per tutela e trasparenza c’è tempo di valutare se questa alternativa conviene.

FondInps in liquidazione: che fine faranno i soggetti iscritti?

Dopo una lunga bagarre, il decreto ministeriale n. 85 del 31 marzo 2020 ha previsto la liquidazione di FondInps, la forma pensionistica complementare residuale istituita presso l’Ente.

In altre parole è il Fondo in cui sono confluiti finora i flussi tfr qualora il lavoratore non eserciti una scelta precisa su un fondo pensione complementare specifico.

La liquidazione è stata disposta dal 14 agosto. A partire da questa data, il COVIP avrà a disposizione un termine di 15 giorni per la nomina del Commissario liquidatore di “FondInps”. In questo arco temporale, dunque, viene garantita l’ordinaria amministrazione del Fondo. I soggetti iscritti al Fondo si chiedono però che cosa succederà dopo: che fine fa il TFR?

Come anticipato sopra, i neo assunti verranno confluiti in modo automatico nel nuovo Fondo Cometa.

Il termine per l’adozione del piano per il passaggio è calendarizzato al prossimo 13 ottobre.

Da questo dovranno risultare:

  • i tempi per la trasmissione dei dati anagrafici inerenti ai datori di lavoro e agli iscritti;
  • le tempistiche e le procedure per il trasferimento delle posizioni individuali degli iscritti;
  • le informative da trasmettere a datori di lavoro e i iscritti per assicurare un passaggio trasparente e fluido senza soluzione di continuità, tra le due forme pensionistiche complementari;
  • il termine ultimo per portare a compimento le attività indicate nel piano, che in ogni caso non potrà superare i sei mesi dalla data di entrata in vigore del D.M. n. 85/2020.

Dal primo novembre 2020 non saranno ammessi nuovi iscritti al fondo Inps.

Dove mettere il TFR: sei mesi per scegliere

Quando si firma il contratto, per legge, il neo assunto ha sei mesi di tempo per scegliere dove destinare la propria quota tfr. Le alternative sono sostanzialmente tre:

  • esplicitare la scelta per una forma di previdenza complementare specifica;
  • far confluire in modo tacito il tfr nella forma di previdenza complementare collettiva adottata dall’azienda o, in mancanza, al FondInps;
  • accantonare la propria quota mantenendola in azienda se quest’ultima non supera i 50 dipendenti (altrimenti il Tfr viene confluito nel Fondo di Tesoreria presso l’Inps).

Il punto che qui ci interessa è il secondo: se, entro sei mesi dall’assunzione, non si esprime nessuna preferenza, a breve le quote del TFR confluiranno nel “Fondo nazionale pensione complementare per i lavoratori dell’industria metalmeccanica, della installazione di impianti e dei settori affini”, in sigla “Cometa”. Se ci si accorge dopo di non essere soddisfatti, resta la possibilità, trascorso almeno un anno, di trasferire la propria individuale presso un’altra forma pensionistica integrativa.