La tassa Airbnb, tra critiche e polemiche, sembrerebbe pronta al debutto. Tra i casi particolari ne segnaliamo uno neppure troppo improbabile: che cosa succede se ad affittare la stanza o la casa su Airbnb non è il proprietario ma l’inquilino (o comunque un soggetto che abita l’immobile a titolo diverso da quello di proprietà)?

Paradosso tassa Airbnb: per chi non cambierà nulla e chi pagherà doppio

In questo caso a dover pagare la tassa Airbnb è chi guadagna dal sito (quindi l’inquilino per intenderci) o responsabile fiscalmente resta comunque il proprietario dell’immobile? A ben vedere, come abbiamo già avuto modo di dire a proposito di questa polemica fiscale, parlare di tassa Airbnb è improprio: già da prima infatti l’obbligo esisteva in fase di dichiarazione dei redditi.

L’unico cambiamento quindi riguarda il fatto che è stata estesa la cedolare secca al 21%. Anche per quanto riguarda questo caso particolare quindi non è cambiato nulla.

Ma c’è un aspetto da considerare: non si può stipulare un contratto di locazione su un immobile che non è di proprietà, salvo i casi di usufrutto o sublocazione. Se il conto corrente sul quale vengono versati i corrispettivi dei guadagni su Airbnb appartiene a soggetto diverso dal proprietario titolare dell’account, sarà comunque da imputare a costui la tassazione.

Ricordiamo inoltre che, secondo la novità legislativa (cd “manovrina”), il versamento della tassa Airbnb avverrebbe tramite l’intermediario per cui i siti sono chiamati ad agire come sostituti di imposta. Sarà la piattaforma a versare allo Stato la cedolare secca per poi rifarsi sull’utente trattenendola dagli introiti dell’affitto Airbnb.

Questo del resto è solo uno dei casi particolari che si aprono di fronte alla novità fiscale. Non a caso la tassa Airbnb sta suscitando polemiche anche da parte dei siti stessi che dichiarano di non avere gli strumenti per agire come sostituti di imposta.