Per molti contribuenti l’attività lavorativa non termina con l’arrivo della pensione ordinaria o anticipata. Soprattutto se si tratta di lavoratori autonomi o libero professionisti per i quali non vi è una netta linea di demarcazione dell’attività rispetto ai lavoratori dipendenti con l’arrivo della pensione. Ma anche per via dell’età, se si esce in anticipo rispetto ai 67 anni previsti: molti preferiscono continuare a lavorare.

Così chi lavora continua a versare contributi pur essendo già in pensione. Si pensi ai medici, ad esempio, che proseguono la libera professione privatamente o presso cliniche convenzionate.

Ma anche agli insegnanti che danno lezioni private o agli artigiani e a taluni commercianti che proseguono l’attività in bottega. Che fine fanno questi contributi?

La pensione supplementare, come si ottiene

Per legge, tutti coloro che sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (Ago) hanno diritto a richiedere una pensione supplementare per il periodo di lavoro svolto dopo la pensione. I contributi non si perdono e il diritto spetta eventualmente anche agli eredi. La procedura non è automatica: bisogna fare richiesta all’Inps per ottenere una nuova liquidazione dell’assegno che tenga conto dei periodi assicurativi da aggiungere. Vi sono però delle regole da rispettare.

Di norma la liquidazione della pensione supplementare può essere chiesta una sola volta dopo due anni dalla decorrenza della rendita principale. Oppure, liberamente, trascorsi cinque anni dalla decorrenza della stessa e poi successivamente dopo due (articolo 7 della legge 155/1981). Il requisito principale è quello di possedere l’età anagrafica per il pensionamento di vecchiaia a 67 anni.

Il calcolo del supplemento di pensione avviene con il sistema contributivo in base alle regole vigenti. Sia che si tratti di poche settimane di lavoro, si che si tratti di anni. Nulla è perduto. Si tiene conto, quindi, del montante contributivo accumulato, piccolo o grande cghe sia, al quale è applicato il coefficiente di trasformazione per l’età del lavoratore al momento della richiesta di supplemento.

Quindi si somma la quota dell’assegno spettante alla pensione principale.

Il supplemento di rendita nella gestione separata

A differenza che nelle gestioni ordinarie, la pensione supplementare nella gestione separata Inps segue regole diverse. Anche in questo caso occorre presentare apposita richiesta per ottenere la quota aggiuntiva di rendita in base ai versamenti effettuati.

A differenza delle altre gestioni pensionistiche, il supplemento di pensione nella gestione separata può essere liquidato a prescindere dal requisiti anagrafici legati all’età di vecchiaia. Per il resto, le condizioni per la liquidazione della rendita supplementare sono le stesse, così come il metodo di calcolo. Bisogna aspettare due almeno anni dalla rendita principale prima di poter richiedere il supplemento. E poi, ancora, dopo 5 anni.

Da ricordare che la pensione supplementare liquidata nella gestione separata Inps non si somma a quella ottenuta in altre gestioni. Questo perché i contributi versati nella gestione separata sono a sé stanti, cioè ricadono in un altro fondo pensionistico. Pertanto il pensionato può trovarsi due pensioni diverse erogate dall’Inps, anche se la data di pagamento sarà la stessa, il primo giorno bancabile di ogni mese.

Riassumendo…

  • La liquidazione della pensione supplementare si può chiedere per una sola volta dopo due anni dalla decorrenza della rendita.
  • La richiesta può essere fatta sempre dopo 5 anni dalla decorrenza della pensione principale.
  • Il requisiti necessario è quello anagrafico per la pensione di vecchiaia (67 anni).
  • Nella gestione separata l’età non è vincolante per chiedere il supplemento di rendita.