Quando fu introdotto e fino a quando è possibile, i proprietari di casa hanno sfruttato e cercano di sfruttare l’accesso al superbonus cappotto termico.

La corsa alla chance della super detrazione fiscale per spese sostenute a fronti di lavori finalizzati ad isolare “dal lato termico” l’immobile, per ottenere un risparmio energetico e avere casa ottimale per evitare dispersione di calore (in particolar modo nel periodo invernale).

Tuttavia, non è tutto rosa e fiori. Gli esperti del settore (noi non siamo tecnici) già da un po’ stanno evidenziando i rischi legati ai materiali utilizzati per la realizzazione del cappotto stesso.

Rischi che rafforzano ancor più le intenzioni del governo di eliminare definitivamente il superbonus.

Lavori ammessi

Il superbonus 110% (poi ridotto al 90%), ricordiamo spetta per lavori c.d. trainanti e tranati. Sono lavori trainanti quelli che rientrano nel beneficio fiscale indipendentemente da se realizzati o meno insieme ad altri interventi edilizi. I trainati, invece, rientrano nel superbonus solo se realizzati congiuntamente ad uno o più degli interventi trainanti.

Andando nel dettaglio, sono lavori trainanti:

  • interventi di isolamento termico sugli involucri (ad esempio il superbonus cappotto termico)
  • sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale sulle parti comuni
  • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale sugli edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari di edifici plurifamiliari funzionalmente indipendenti
  • interventi antisismici.

Sono, invece, trainati:

  • interventi di efficientamento energetico
  • installazione di impianti solari fotovoltaici e sistemi di accumulo
  • infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici
  • interventi di eliminazione delle barriere architettoniche.

Superbonus cappotto termico, perché eliminarlo

Il superbonus cappotto termico è stato e resta (laddove ancora possibile) il più diffuso. Molti proprietari di casa, come detto, hanno cercato di sfruttare la possibilità di fare i lavori gratis, puntando anche sulla possibilità di fare opzione per lo sconto in fattura e cessione del credito. Anche se le alternative al cappotto per il salto energetico ci sono.

Premesso che non essendo tecnici e che non abbiamo, quindi, competenza per confermare quanto molti del settore edilizio, invece, stanno evidenziando, sembra che ci siano molti rischi legati a questa tipologia di lavori. Rischi che ne giustificherebbero anco più la necessità di abolirlo.

Qualcuno ha portato a galla la problematica del futuro smaltimento. La stessa problematica che si è presentata dopo anni con l’eternit. Un materiale che prima è stato permesso di utilizzare e che poi successivamente si è dichiarato nocivo e, quindi, con obbligo di smaltirlo e di farlo in un certo modo nel rispetto dell’ambiente.

Altri stanno anche evidenziando come il materiale utilizzato per la realizzazione del cappotto (fibra di vetro, lana di roccia, ecc.) sia certamente materiale che riesce ad isolare l’ambiente interno da quello esterno, ma allo stesso tempo è diffusore di incendio. Non che da tali materiali partano le fiamme ma che possono contribuire a diffonderle.