In termini di stipendio medio, vediamo come scegliere, caso per caso, il giusto inquadramento ai sensi di legge. Tra la partita Iva, il contratto dipendente oppure il co.co.co. Perché le differenze possono essere sostanziali. Tra quanto si incassa, ovverosia il lordo, ed il guadagno netto.

Nel dettaglio, supponendo uno stipendio medio mensile di 1.500 euro, tra il lordo ed il netto i due inquadramenti che sono comparabili sono due. Ovverosia, lo stipendio da lavoratore dipendente e la collaborazione coordinata e continuativa.

E questo perché, proprio ai fini fiscali, i redditi co.co.co. sono assimilati a quelli del lavoro dipendente.

Stipendio medio: come scegliere tra la partita iva, il contratto dipendente oppure il co.co.co.

Detto questo, per lo stipendio medio tra il lordo ed il netto, invece, tutto cambia quando i ricavi o i compensi derivano da attività esercitata con la partita Iva. Proprio rispetto al contratto da lavoro dipendente o al co.co.co.

Nel dettaglio, quello del lavoro a partita Iva, per uno stipendio medio di 1.500 euro, è in genere l’inquadramento più oneroso. In termini di divario tra i ricavi lordi ed il netto. Dato che ci sono tre voci primarie di costo che incidono pesantemente. Ovverosia, l’IRPEF, con l’aliquota che sale progressivamente all’aumentare del reddito dichiarato al Fisco. Così come è riportato in questo articolo. Ma ci sono pure i contributi previdenziali e l’IVA.

Lavoro a partita Iva con il regime forfettario, attenzione alla soglia dei ricavi

Per il proprio stipendio medio, inoltre, il divario tra il lordo ed il netto si può ridurre se si rientra tra le partite IVA forfettarie. In quanto in tal caso, a patto di rispettare i requisiti richiesti per l’adesione al regime, tra cui ricavi o compensi annui non superiori alla soglia dei 65.000 euro, le imposte si riducono al pagamento di una tassa piatta.

Precisamente, una flat tax al 15%.