Il TFS anticipato per i dipendenti pubblici non sarà gratuito. Sono le prime indiscrezioni che trapelano negli ambienti bancari dopo l’approvazione dell’accordo raggiunto fra governo e Abi.

Nei giorni scorsi la ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone ha annunciato il via libera all’accordo, come già previsto dalla legge lo scorso anno e recentemente la Corte dei Conti ha registrato il decreto sull’anticipo del trattamento di fine rapporto che potrebbe coinvolgere tre milioni di statali.

L’anticipo del TFS, come funziona

Come noto, la riforma Fornero del 2012 aveva allungato i tempi di liquidazione del TFS per i dipendenti pubblici di 12 mesi (24 in caso di dimissioni e tempi più lunghi se si esce con quota 100 o altre forme di pensionamento anticipato).

Il che significa che un pensionato pubblico, a differenza di uno privato, dovrà aspettare anche più di un anno considerando i tempi tecnici e burocratici connessi al disbrigo delle pratiche e alle varie firme delle amministrazioni competenti. Così, per ovviare al problema, lo Stato ha messo in piedi la convenzione con le banche per fare in modo che il lavoratore possa ricevere, come di diritto, la buonuscita al termine dell’attività lavorativa. Ma come funziona l’anticipo del TFS per i pensionati? In pratica la banca convenzionata con l’Inps – stando agli accordi stipulati con l’Abi – potrà concedere fino a un massimo di 45 mila euro di anticipo sul TFS maturato spettante al lavoratore al momento del pensionamento.

La convenzione con le banche

Manca ancora un ultimo passaggio per poter richiedere l’anticipo del TFS: il perfezionamento della convenzione con le banche. Questione di giorni, se non di ore, e il tutto dovrebbe ruotare sul tasso d’interesse da applicare al prestito. Già, perché alla fine dei conti si tratta di un prestito che le banche concedono al lavoratore per avere la loro liquidazione prima del tempo.

Secondo indiscrezioni il saggio di interesse dovrebbe attestarsi al di sotto del 2%, ma dipenderà anche dall’ammontare richiesto (fino a 45 mila euro) e dal tempo residuo alla liquidazione del TFS. Non tutte le erogazioni seguiranno lo stesso iter e probabilmente chi si dimette sarà meno favorito in questo senso rispetto a chi viene collocato a riposo per sopraggiunti limiti di età.

Come richiedere l’anticipo del TFS

Tecnicamente l’anticipo del TFS si potrà ottenere a domanda dell’interessato. La richiesta andrà presentata direttamente all’Inps che entro tre mesi risponderà emettendo una certificazione nella quale verrà indicato il diritto al TFS, l’ammontare spettante e la data prevista per la liquidazione. Questo certificato costituisce a tutti gli effetti titolo di garanzia per la banca che dovrà anticipare le somme richieste a titolo di liquidazione. A quel punto il pensionato dovrà recarsi in banca per richiedere l’anticipo fino a 45.000 euro della buonuscita. Sarà quindi sottoscritto un contratto mediante il quale la banca diventerà titolare del credito TFS e, al momento del pagamento del TFS da parte della pubblica amministrazione, incasserà la cifra erogata in anticipo. L’Inps verrà informato della stipula del contratto e sarà tenuto a corrispondere il TFS, in tutto o in parte secondo quanto stabilito fra le parti, alla banca che ha prestato i soldi al lavoratore. L’anticipazione effettuata dalla banca costituisce, quindi, un vero e proprio contratto di finanziamento, nel quale la restituzione delle somme viene effettuata, secondo la disciplina della cessione di credito, direttamente dall’ente pubblico erogatore del TFS mediante il versamento all’istituto di credito (anziché al pensionando/pensionato) della quota di TFS oggetto di anticipazione.

TFS anticipato, 170 mila statali interessati

Interessati all’anticipo sono circa 170.000 dipendenti pubblici usciti o che stanno per uscire dal servizio per i quali sono erano stanziati inizialmente 75 milioni di euro da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze da destinare all’Inps per gestire gli anticipi del TFS per l’ammortamento degli interessi bancari.

Tali fondi necessitano però di una relazione tecnica per disciplinare le modalità di utilizzo, dopo di che servirà il parere del Consiglio di Stato e quello della Corte dei Conti sotto il profilo della legittimità.