“La parola gratis non esiste, eccetto che nella fantasia dell’essere umano. Sono proprio le cose che sembrano gratis quelle che avranno il prezzo più alto da pagare“, afferma Andrea Mucciolo. Effettivamente nella vita quasi nulla è gratis. Se tutto questo non bastasse, quelle poche volte in cui ci viene regalato qualcosa può capitare che vi sia nascosta dietro qualche trappola inaspettata.

Anche quando si paga per avere qualcosa, però, non bisogna mai abbassare la guardia. Questo perché la burocrazia non smette mai di sorprenderci con regole di vario genere che possono compromettere il nostro accesso a delle agevolazioni.

Ne sono un chiaro esempio le detrazioni per le spese sanitarie. Per poter beneficiare di quest’ultime, infatti, bisogna utilizzare nella maggior parte dei casi degli strumenti di pagamento elettronici. Vi sono però delle eccezioni, ecco quali.

Spese sanitarie detraibili: ecco di quali si tratta

In base a quanto si evince dal sito dell’Agenzia delle Entrate, si ha diritto alla detrazione Irpef del 19% per le seguenti spese:

  • prestazioni rese da un medico generico (incluse quelle per visite e cure di medicina omeopatica)
  • acquisto di medicinali (anche omeopatici) da banco e con ricetta medica
  • prestazioni specialistiche
  • analisi, indagini radioscopiche, ricerche e applicazioni, terapie
  • prestazioni chirurgiche
  • ricoveri per degenze o collegati a interventi chirurgici
  • trapianto di organi
  • cure termali (escluse le spese di viaggio e soggiorno)
  • acquisto o affitto di dispositivi medici e attrezzature sanitarie (comprese le protesi sanitarie).

È possibile beneficiare della detrazione anche per le seguenti spese di assistenza specifica, ovvero:

  • assistenza infermieristica e riabilitativa (per esempio, fisioterapia, kinesiterapia, laserterapia, eccetera)
  • prestazioni rese da personale in possesso della qualifica professionale di addetto all’assistenza di base o di
  • operatore tecnico assistenziale esclusivamente dedicato all’assistenza diretta della persona
  • prestazioni rese da personale di coordinamento delle attività assistenziali di nucleo
  • prestazioni rese da personale con la qualifica di educatore professionale
  • prestazioni rese da personale qualificato addetto ad attività di animazione e di terapia occupazionale.

Tutte le spese poc’anzi citate possono essere indicate nella dichiarazione dei redditi per l’importo che eccede la soglia di 129,11 euro.

Se effettuate nell’ambito del SSN, Servizio sanitario nazionale, si ha diritto alla detrazione per l’importo del ticket pagato.

Bancomat o contanti? Come ottenere le detrazioni

A partire dal 1° gennaio 2020 è obbligatorio utilizzare degli strumenti di pagamento tracciabili per pagare le spese sanitarie e beneficiare della relativa detrazione in sede di dichiarazione dei redditi. Vi sono, però, delle eccezioni per cui è possibile usufruire di tale opportunità anche effettuando il pagamento con denaro contante.

Entrando nei dettagli non bisogna necessariamente pagare con carta di credito o bancomat per l’acquisto di medicinali o altri dispositivi medici. In tali circostanze, infatti, è possibile effettuare i pagamenti sia con bancomat che denaro contante. È possibile, inoltre, continuare ad utilizzare il denaro contante per i pagamenti effettuati presso le strutture pubbliche e private accreditate con il SSN, a prescindere dal tipo di prestazione resa.

Ne consegue che si deve necessariamente optare per l’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili per le spese sanitarie effettuate presso medici privati e non convenzionati. Tra queste si annoverano, ad esempio, le spese presso dentisti oppure oculisti non accreditati al SSN. In quest’ultimo caso l’utilizzo di bancomat o bonifico è fondamentale per ottenere la detrazione.