“Gli uomini di genio a volte realizzano di più quando lavorano di meno, perché stanno pensando invenzioni e formando nelle loro menti l’idea perfetta che successivamente esprimono con le loro mani”, affermava Leonardo Da Vinci. Ogni attività lavorativa, in effetti, è un mondo a sé. Ne consegue che le regole e il modus operandi che risultano valide in un contesto, possono risultare poco appropriate in un altro e viceversa.

A prescindere dal tipo di lavoro svolto, comunque, può capitare a tutti quanti di ritrovarsi a dover fare i conti con problemi di vario genere o momenti di stress sul posto di lavoro.

Una situazione indubbiamente poco piacevole, che porta in molti a non vedere l’ora di poter finalmente staccare la spina. In tale ambito è bene sapere che smettere di lavorare prima di andare in pensione è possibile, grazie alla rendita ponte erogata dall’Inps o dal datore di lavoro. Ecco di cosa si tratta.

Smettere di lavorare prima della pensione: 7 modi per farlo oggi con una rendita ponte mensile

Uscire dal mondo del lavoro prima di raggiungere l’età di 67 anni è possibile. A tal fine vi esistono sette diversi modo, ognuno dei quali presenta diversi requisiti. Entrando nei dettagli, le strade percorribili per la pensione con rendita ponte sono le seguenti:

  1. Pensione anticipata ordinaria. È possibile beneficiare di tale opportunità a prescindere dall’età anagrafica del soggetto interessato. L’importante è rispettare i requisiti contributivi. Ovvero gli uomini possono beneficarne se hanno maturato 42 anni e 10 mesi di contributi. Per le donne, invece, i limiti da rispettare sono 41 anni e 10 mesi.
  2. Quota 103. Introdotta come sostituto di Quota 102, tale soluzione permette di andare in pensione all’età di 62 anni purché il lavoratore interessato abbia maturato 41 anni di anzianità contributiva. Fino al raggiungimento dell’età per accedere alla pensione di vecchiaia, l’importo percepito grazie alla 103 non è cumulabile con un altro reddito da lavoro.
    Fa eccezione l’attività autonoma “occasionale”, per importi inferiori a cinque mila euro.
  3. Ape Sociale. È destinata a disoccupati, disabili con percentuale pari almeno al 74%, caregiver e addetti a mansioni gravose. I soggetti interessati devono avere almeno 63 anni di età e maturato tra i 30 e i 36 anni i contributi, a seconda della categoria di riferimento.
  4. Addetti a lavori usuranti o gravosi. Quest’ultimi possono uscire anticipatamente dal lavoro a patto di aver versato 35 anni di contributi. Il requisito anagrafico differisce a seconda del tipo di lavoro. Entrando nei dettagli si parte da 61 anni e 7 mesi per coloro che svolgono mansioni particolarmente usuranti per almeno 78 giorni o notti in un anno. Si va fino a a 64 anni e 7 mesi per gli autonomi che svolgono lavori notturni a turni.
  5. Opzione Donna. Come si legge sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, tale misura è stata prorogata nel 2023, portando con sé dei cambiamenti. In particolare le lavoratrici potranno andare con la rendita ponte: “in pensione a 58 anni con due figli o più, 59 con un figlio, 60 altri casi. “Opzione donna” è riservata a particolari categorie: caregiver, invalide (invalidità superiore o uguale al 74%) e lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi“.
  6. Lavoratori precoci. In questo caso è possibile accedere alla pensione con rendita ponte a qualsiasi età, a patto di aver maturato 41 anni di contributi. Di questi almeno uno deve essere stato versato prima di compiere l’età di 19 anni. Ma non solo, bisogna essere in possesso anche di altri requisiti, come ad esempio rientrare in una delle seguenti categorie:
    • disoccupato in seguito a licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale;
    • persona che assiste e convive da almeno sei mesi con il coniuge o un parente non autosufficiente;
    • riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74%;
    • soggetti che svolgono lavori usuranti o gravosi.
  7. Isopensione.
    Tale soluzione consente ai datori di lavoro con più di quindici dipendenti e alle prese con eccedenza di personale, di concordare dei piani di esodo anticipato. Quest’ultimi a carico della stessa azienda. Entrando nei dettagli i soggetti interessati possono  andare in pensione con una rendita ponte a 60 anni, con ben sette anni di anticipo.