Andare in pensione è l’aspirazione di qualsiasi lavoratore, autonomo, occasionale, dipendente, libero professionista, statale e così via. Non può non essere così se consideriamo il peso di ogni attività lavorativa. Ed allora ecco il susseguirsi di quesiti con cui i lettori ci chiedono numi riguardo alle possibilità di andare in pensione alle età più svariate. E così ecco quelle che secondo noi sono le età che comunemente sono quelle che più chance danno di pensionamento.
“Buongiorno, sono un semplice operaio di fabbrica.
Ho 38 anni di contributi e farò 63 anni di età nel 2024. A quando la mia pensione?”
“Salve, sono Matteo, titolare di una piccola ferramenta di provincia da oramai 40 anni. Secondo voi avendo 64 anni di età compiuti posso già andare in pensione?”
“Per andare in pensione con 63 anni di età devo essere per forza disoccupato o invalido? vi chiedo questo dal momento che ho 30 anni di contributi e quindi sono lontano dalle pensioni anticipate e da quella di vecchiaia.”

Perché andare in pensione in Italia è variabile

Quelli sopra sono solo alcuni dei quesiti più diffusi tra i tanti che ci arrivano in redazione. A ogni età corrisponde un determinato quesito come abbiamo visto. Perché sono tantissimi i lavoratori che si chiedono come devono andare in pensione e se possono farlo. Non tutti possono pensionarsi come è naturale che sia. Perché in Italia le pensioni dipendono da diversi fattori, dall’età ai contributi. E da tanti altri fattori, soprattutto per quelle misure di pensionamento anticipato in deroga ai requisiti Fornero.

Cosa si può fare per andare in pensione a 64 anni?

Una delle età più comuni che hanno consentito il pensionamento negli ultimi anni è senza dubbio quella dei 64 anni di età. Parliamo per esempio dell’età che maggiormente ha portato a pensionamenti perfino durante i 3 anni di funzionamento della quota 100. E nonostante la quota 100 portava a 62 anni l’età minima per poter averne accesso.
In termini pratici, anche se a 62 anni si poteva uscire dal lavoro con la quota 100, mediamente è stata a 64 anni che la popolazione lavorativa ha sfruttato la misura. Nel 2022 a 64 anni di età è stata introdotta la quota 102, che come la precedente quota 100 consente il pensionamento con 38 anni di contributi. La somma di età e contributi, che è alla base della pensione per i cosiddetti quotisti, è quella che ha portato all’introduzione per il 2023 della nuova quota 103. L’età torna ad essere a 62 anni come la quota 100. Ma i contributi dai 38 di quota 100 e quota 102, passano a 41 anni. E probabilmente, se anche con i “soli” 38 anni di contributi da completare della vecchia quota 100, furono di più i lavoratori con 64 anni di età a centrare la pensione, è probabile che lo stesso accada con la quota 103. Più facile che 41 anni di contributi vengano raggiunti da chi ha 64 anni di età e non da chi ne ha 62.

A 63 anni la pensione nel 2023, la misura c’è

A 62 anni potrebbero uscire quindi, coloro che hanno completato i 41 anni di contributi versati. Al netto del fatto che di questi 41 anni almeno 35 devono essere effettivi da lavoro, va detto che la quota 103 permette questo genere di uscita. Meno anni di contributi, ma con una misura che sembra più assistenziale che previdenziale, e con un solo anno in più di età, l’Ape sociale può essere una soluzione. Ed è la misura che consente di accedere alla quiescenza a 63 anni di età. Servono “solo” 30 anni di versamenti a chi risulta essere invalido, caregiver o disoccupato. Ne servono 36 invece per i lavori gravosi. Gli invalidi devono aver ricevuto una certificazione di disabilità dalle commissioni ASL per le invalidità civili, almeno del 74%. I caregiver devono aver iniziato ad assistere un familiare stretto, convivente e disabile al 74% almeno, da sei mesi o più, prima della domanda di pensione.
I lavori gravosi invece devono comparire, come abituale attività, in 7 degli ultimi 10 anni della carriera del richiedente. Unica alternativa, la carriera in mansioni gravose svolta in almeno 6 degli ultimi 7 anni.

Le prestazioni senza limiti di età

Si può andare in pensione a 62, 63 o 64 anni? La domanda ha delle risposte variabili. Infatti va anche sottolineato che ci sono misure e prestazioni che non prevedono limiti di età. Significa che esistono prestazioni che consentono l’uscita a 62, 63 o 64 anni di età, raggiungendo la giusta carriera lavorativa. Nulla vieta per esempio a chi ha 62 anni di andare in pensione se ha completato i 42,10 anni di versamenti, che sono quelli utili alla pensione anticipata ordinaria per gli uomini. E se a 62 anni una donna raggiunge i 41,10 anni di versamenti, la pensione non può levargliela nessuno. Così come chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni di età ed ha un anno di contributi versati a quella età e 41 anni in totale. Se caregivers, invalido, disoccupato o lavoro gravoso, questo soggetto può sfruttare la quota 41 precoci. Pensione anticipata che per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, può diventare realtà anche con una carriera che in genere è quella utile alle pensioni di vecchiaia ordinarie. Parliamo della pensione anticipata contributiva. Una misura destinata esclusivamente ai contributivi puri. Si centra con 64 anni di età ed almeno 20 anni di contribuzione. Ma la pensione liquidata deve essere pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale in vigore l’anno del pensionamento.