La settimana lavorativa corta è sempre più una realtà. Chi ha deciso che bisogna lavorare cinque giorni e che il week end debba durarne solo due? Alla limitazione dell’orario lavorativo stanno pensando diverse aziende e in alcuni Stati è partita la sperimentazione della settimana di lavoro da lunedì a giovedì. Chi ci guadagna? Facciamo chiarezza e smontiamo qualche luogo comune. Nel lontano 1928 John Maynard Keynes pronosticava che nel 2028 la giornata lavorativa sarebbe durata tre ore.

La rivoluzione del part time presenta indubbi vantaggi e passa anche dall’accorciamento della settimana di lavoro. Ma è una realtà concretamente ipotizzabile o si tratta solo del sogno di lavoratori pigri o semplicemente stanchi di dedicare il tempo ad un lavoro poco stimolante? Vediamo gli effetti di una simile rivoluzione dell’orario di lavoro, sulla salute ma anche sulla produttività, con teorie di studiosi al riguardo ma anche attraverso esempi pratici di chi non ha avuto paura di essere precursore dei tempi e ha scommesso sulla settimana corta. Le cose al momento non stanno sempre andando nella direzione pronosticata da Keynes: i suoi nipoti, e così tutta la generazione dei giovani lavoratori di oggi, non solo non fanno meno di 40 ore settimanali per i contratti full time ma, in molti casi, sono costretti a straordinari, per non parlare dei lavoratori autonomi che non di rado sono reperibili H24.

Settimana di lavoro corta: qui si può

Un esempio concreto di settimana di lavoro corta ci arriva dal Giappone. A poter scegliere di lavorare quattro giorni su sette sono i dipendenti (fortunati?) della ditta di abbigliamento nipponico Uniqlo. E’ bene precisare che non si tratta di uno sconto sulle ore settimanali: il full time resta sempre di 40 ore ma, su scelta personale, sarà possibile spalmarle su turni di 10 ore al giorno invece di otto.

In fondo anche la settimana di cinque giorni fu un traguardo rivoluzionario: a chiederla furono i lavoratori ebrei di un mulino del New England che, per motivi religiosi, non volevano lavorare il sabato. Era il 1908. E se il Giappone, che in tema di ferie e permessi rappresenta un’eccezione in senso limitativo, si muove in questo senso significa proprio che la rivoluzione della settimana corta è in atto. Questo smentisce chi pensa che a volere la settimana corta siano solo i popoli fannulloni. Un altro esempio da questa prospettiva arriva ad esempio dall’insospettabile Nord Europa. Quando si pensa ai nordici nell’immaginario collettivo si associano i norvegesi alla precisione e all’efficienza. Eppure proprio qui si sta affermando con sempre maggiore insistenza la cultura del cd P.o.e.t’s day, un acronimo per dire ‘stacca presto, domani è sabato’ (Piss off early, tomorrow’s Saturday).    

Settimana di lavoro corta: ecco perché ci guadagnano tutti

A guadagnare dalla settimana lavorativa di quattro giorni sarebbe prima di tutto la salute. Il semaforo verde in questo senso è arrivato dall’Onu. Jon Messenger, team leader di ILO, l’International Labour Organization, il dipartimento dell’Onu che si occupa delle politiche del lavoro ha associato la settimana corta alla riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, intestinali e dell’apparato riproduttivo. Diverse ricerche scientifiche sull’argomento hanno confermato che lavorare quattro giorni a settimana invece di cinque fa bene alla salute: secondo il presidente della UK Faculty of Public Health aiuta a “tenere sotto controllo la pressione e diminuirebbero i rischi di contrarre malattie mentali”. Ma non solo: in molti sono convinti che chiedere ai lavoratori di essere presenti un giorno in meno in azienda aiuterebbe anche la produttività.

Non nasconde di pensarla così Larry Page, fondatore di Google, anche se il colosso informatico non è ancora arrivato ad una simile rivoluzione degli orari di lavoro e per il momento si limita a concedere ai dipendenti più tempo a disposizione per mettere in cantiere nuove idee. Sembra che servizi come Gmail e Google News siano nati proprio così. Su questa linea anche Facebook, stando alle parole del cofondatore del Social Network, Dustin Moskovitz. In questi giorni di polemiche per il dossier sulle condizioni di lavoro ad Amazon fa bene sentire che non tutte le grandi aziende adottano certe politiche. Più difficle probabilmente è far comprendere i vantaggi della settimana di lavoro corta alle piccole imprese a conduzione familiare, non di rado ancorate a sistemi di organizzazione più tradizionali.  

Settimana di lavoro corta: quello che forse non sapete

Quello che peraltro molti non sanno è che la settimana, come periodo temporale di sette giorni, è una mera invenzione dell’uomo. Se infatti l’anno e il mese sono scanditi dai movimenti della Terra, che la settimana debba durare sette giorni è una pura convenzione. I primi a conteggiarla furono i babilonesi: questo popolo era convinto che nel sistema solare ci fossero sette pianeti. I primi a parlare di week end invece furono i giornalisti del magazine inglese “Notes and Queries” motlo tempo dopo, nel 1879. In un articolo si leggeva che “se una persona lascia la propria casa il sabato pomeriggio, alla fine della settimana lavorativa, per passare una domenica con gli amici, si dice che sta trascorrendo un ‘weekend'”. E c’è già chi sta pensando ad un papabile nome per riferirsi con esattezza alla settimana corta. I motivi per sceglierla, anche se spesso non