“E no, che non ti dico cosa provo, no. Non siamo fatti per restare soli, forse è l’unica ragione per cui siamo ancora qua. E no, che non ti dico cosa provo, no. Non siamo fatti per restare soli. Dimmi che cosa resterà“, canta Irama con il brano Cosa Resterà.

Una domanda che molto probabilmente si pongono diversi beneficiari del reddito di cittadinanza. Quest’ultimi si ritrovano a dover fare i conti con innumerevoli cambiamenti che hanno già costretto in molti a salutare il sussidio targato Movimento 5 Stelle.

Il governo guidato da Giorgia Meloni, infatti, ha deciso di garantire l’erogazione di tale misura per massimo sette mensilità nel corso del 2023. Non mancano comunque coloro che potranno continuare a percepire il reddito di cittadinanza fino a dicembre. Il tutto fermo restando il fatto che da gennaio 2024 si dovrà dire definitivamente addio, in Italia, al sussidio targato 5 stelle, che invece in Germania aumenterà. Quale sarà quindi il destino dei vari percettori? Ecco cosa aspettarsi.

Settima ricarica del reddito di cittadinanza 2023: cosa succede ora?

Come sottolineato dall’Inps attraverso il messaggio numero 3510 del 6 ottobre 2013, a partire dallo scorso mese di luglio l’ente sta:

“procedendo, mensilmente, a sospendere l’erogazione della misura del Reddito di cittadinanza per i nuclei che non abbiano i requisiti per continuare a fruire della misura nell’anno 2023 oltre le sette mensilità. La causale della sospensione è indicata in procedura con la seguente motivazione “domanda sospesa per completata fruizione delle sette mensilità nel 2023″”.

Potranno continuare a beneficare dell’erogazione del sussidio, senza alcuna sospensione, le famiglie che presentano al loro interno persone disabili, over 60 o minori. Ma non solo ne hanno diritto anche i soggetti presi in carico dai servizi sociali, poiché non attivabili al lavoro, i cui nominativi verranno comunicati all’INPS entro il 31 ottobre 2023 grazie alla piattaforma GePI.

Proprio quest’ultimi, in caso di sospensione del reddito, hanno diritto fino a novembre 2023 alla ripresa dell’erogazione del sussidio.

Tutti coloro che possiedono i requisiti fino ad ora citati prima della settima mensilità, o al massimo nel mese successivo, non devono presentare alcuna domanda. L’erogazione del sussidio avverrà automaticamente fino a dicembre 2023. Bisognerà presentare apposita richiesta, invece, nel caso in cui i requisiti maturino in un periodo successivo al primo mese di sospensione. A tal proposito l’Inps, sempre attraverso il messaggio numero 3510, ricorda che:

“Nel caso di nascita di un figlio o in presenza di nuova disabilità accertata, se la nuova dichiarazione sostitutiva unica (DSU) è presentata entro il settimo mese di fruizione del Reddito di cittadinanza o in quello successivo, la nuova condizione del nucleo è rilevata in fase di rielaborazione automatica delle domande (in sede di rinnovo mensile) e, anche in questo caso, l’erogazione del beneficio prosegue automaticamente, senza soluzione di continuità. Nel caso in cui, invece, il requisito maturi successivamente al primo mese di sospensione (ad esempio, prestazione sospesa a luglio 2023 e requisito maturato a settembre 2023) o la DSU venga presentata successivamente alla intervenuta sospensione, è necessario presentare una nuova domanda di Reddito di cittadinanza. La nuova domanda non verrà bloccata dalla domanda sospesa per la causale sopra riportata (“domanda sospesa per completata fruizione delle sette mensilità nel 2023”) e l’erogazione della misura decorrerà dal mese successivo a quello di presentazione della domanda”.

Assegno di inclusione e  supporto per la formazione e il lavoro: chi ne ha diritto

I soggetti che, dopo aver ottenuta la settima ricarica, non hanno più diritto ad ulteriori mensilità possono richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro. Quest’ultimo ha fatto il suo debutto a settembre 2023 ed è riconosciuto a coloro che hanno perso il sussidio nell’anno in corso.

Il tutto a patto di presentare un Isee inferiore a sei mila euro e partecipare a dei percorsi formativi. L’importo, pari a 350 euro mensili, è erogato per massimo dodici mesi, non rinnovabili.

Da gennaio 2024, invece, farà il suo esordio l’assegno di inclusione. Quest’ultimo prenderà di fatto il posto del reddito di cittadinanza  e sarà riconosciuto ai nuclei famigliari con un disabile, un minorenne o persona di età superiore a 60 anni. Per beneficiare di tale misura sarà necessario avere Isee pari a massimo 9.360 euro e reddito familiare non superiore a 6 mila euro. Tale limite sarà  moltiplicato per il parametro di scala di equivalenza e di conseguenza potrà risultare più alto.