Si è portati a pensare che le vittime principali di una separazione o di un divorzio possano essere le donne, il sesso debole, sulle quali ricade la responsabilità materiale dei figli (poiché in Italia vige l’orientamento giurisprudenziale di affidare i figli minori alle mamme), che devono poi far convivere il lavoro con la cura familiare dei figli senza più il sostegno (sia economico che morale) di un marito.

Separazione e divorzio: un punto di vista diverso

Ma è davvero sempre così? Fino ad ora a contattarmi per raccontarmi le loro storie erano sempre state donne e anche nelle interviste di Investireoggi è prevalso, quindi, l’interesse femminile sulla vicenda, anche se si è fatto in modo di far trasparire anche i disagi e le esigenze dei padri che vivono, spesso, l’alienazione parentale dai figli.

A contattarmi questa volta è stato un uomo che, anche con la consapevolezza di essere una voce fuori dal coro, ha deciso di raccontarmi, in una lunga lettera, la sua vicenda personale che gli ha impedito di prendersi cura dei propri figli come avrebbe voluto, il quale ha sottolineato come l’ingiustizia e le lacune della normativa relativa alla separazione e i divorzi in Italia possa andare a danneggiare i figli e che, pur scegliendo di rimanere anonimo, ha deciso di dire la sua.

Riporto integralmente la lettera scrittami da “Bruno”, che vorrebbe dare la giusta rilevanza, in una questione che sempre più spesso viene vista come discriminante per le donne, anche alle esigenze e alle ingiustizie vissute dai papà separati e divorziati.

Separazione e divorzio: a rimetterci non sono sempre le donne

Cara Patrizia,

ho letto il tuo articolo del 7 agosto, l’intervista a “Marta, la “povera” donna separata che vive di ingiustizie da parte di un ex marito furbino, e mi sono ancora una volta indignato davanti a tanta ipocrisia.

Così ho deciso di scriverti.

 

Non mi presento perché voglio rimanere anonimo in quanto in questa piccola italia (minuscola voluta!) “qualunque cosa dirai potrà essere usata contro di te”, quindi la maggior parte delle persone preferisce l’omertà, e credo anche a ragion veduta.

Chiamami Bruno.

 

Io sono un padre divorziato. Mi sono separato dopo 12 anni di matrimonio (e prima 7 anni di frequentazione; ci siamo conosciuti in piena adolescenza).

E’ una storia che è durata a lungo, fatta di alti e bassi (come tutte le storie), che poi è finita a mio avviso per ragioni futili.

Da questo matrimonio ho avuto due bambini e… riesci ad indovinare chi ha fatto le spese di questa separazione?

 

Facciamo un po’ d’ordine, così magari riesci a capire il mio punto di vista.

Mi sono sposato a 22 anni con questa mia coetanea.

Dapprima siamo andati in affitto, poi abbiamo avuto l’occasione di prendere un appartamento, poi una casa con giardino (naturalmente sempre con grossi mutui che pagavamo con grandi sacrifici).

Appena presa l’ultima casa è nato il mio primo figlio e dopo 4 anni è nato anche il secondo.

Insomma, vita “normale”: casa, mutuo, due figli, cane, gatto….

 

Posso presumere che sia stato per l’invidia che la mia ex moglie provava verso delle sue amiche che, a parità di condizione sociale, avevano molti più soldi e vivevano meglio (uscite, ferie, acquisti in abbigliamento o mobili…), ma ad un certo punto ha deciso che non mi amava più ed ha chiesto la separazione.

Uno strappo violentissimo, dal momento che io non sono mai stato un violento, drogato, alcolista, vizioso e chi più ne ha più ne metta.

Non mi ritengo perfetto, anzi! Sono sempre stato un tipo geloso, ma la mia esperienza successiva mi ha dimostrato che la gelosia non è innata: è indotta! Ma se vuoi, questa cosa la approfondiremo in seguito.

Ero “nella media”: casa e lavoro.

Vita noiosa? Certo! Ma questo può bastare per prendere una decisione che ha travolto tutti come uno tsunami all’improvviso?!
Poco prima della separazione sono andato da uno psicologo infantile per sapere quale sarebbe stato il modo meno doloroso per comunicare ai miei figli cosa stava succedendo. Questo per farti capire quanto io amassi i miei figli!

In quel periodo mi sono reso conto che la donna che avevo sposato e quella da cui stavo divorziando erano due persone completamente diverse!

Appena separati anche fisicamente (siamo stati separati in casa per quasi 6 mesi) è iniziata questa valanga di “stronzate” (passami il termine colorito, ma tra poco capirai che ci sta tutto!) che ha portato a costruire castelli di bugie a cui finiscono per crederci anche gli autori stessi!

La donna che mi ha lasciato voleva probabilmente “farmela pagare” per qualcosa di cui non mi rendevo nemmeno conto (avevo proposto di andare da un consulente coniugale o cose simili, ma lei rifiutò).

Ero distrutto, demolito, annullato, ma almeno in quel momento non sembrava ci fossero intenzioni bellicose, specie sotto l’aspetto economico.

Comunque, quello che vedevo allo specchio dopo due mesi non era all’altezza di essere un esempio per i miei figli (che nel mentre vedevo tre giorni sì e tre no)!

Così, dopo qualche mese di torpore (non riuscivo a reagire!), una sera sono uscito per tentare di cambiare qualcosa. Ed ho conosciuto una donna con cui convivo ormai da un bel po’ di anni.

Da quando la mia ex ha saputo di lei (solo qualche mese dopo che l’ho conosciuta io), ha iniziato a fare del vero terrorismo psicologico verso i bambini: “Ricordate che di mamma ce n’è una sola”… “Chi è la vostra mamma?”… “La mamma vi vuole tanto, tanto bene”… almeno due volte al giorno per telefono (mentre erano con me) e chissà quante volte quando stavano con lei.

Vengo al dunque.

Andiamo dal giudice per il divorzio. Il suo avvocato è un vero animale, attivista per i diritti delle donne a capo di chissà quale associazione. Fatalità il giudice è anche amico di quell’avvocato.

Senza che io possa dire una parola, mi viene detto dal giudice che i miei figli avranno (nonostante l’affido condiviso in sede di separazione) la residenza e la frequentazione prevalenti da lei e pertanto devo provvedere al mantenimento con un assegno mensile.

Io allora rispondo che ho una casa in affitto più che adeguata ad ospitarli (presa apposta per questo!), che quei pochi saltuari lavori che riesco a svolgere mi permettono di far fronte ai loro bisogni e che il mio “status” di disoccupato mi dà anche molto tempo da dedicare loro. In due parole, voglio poter provvedere personalmente ai bisogni dei miei figli: vitto, alloggio, scarpe, vestiti, cibo (oltre a quanto già facevo in termini di libri, palestre, gite scolastiche e quant’altro), senza nulla togliere alla madre, ma soprattutto SENZA PRETENDERE UN CENTESIMO DI AIUTO DA LEI!!

Vedendo il “pericolo”, l’avvocato della mia ex fa convocare i miei figli dal giudice (all’epoca dei fatti avevano 8 e 12 anni!). Il giudice li ascolta, tutti e due, e poi ci riporta che: “Mi hanno dichiarato di conoscere bene sia l’ambiente materno che quello paterno, di volere bene tanto alla mamma quanto al papà, e che gli manca che il papà li vada a portare/prendere a scuola”. Pertanto????

 

La logica ti farebbe pensare che abbia sentenziato per ottenere un po’ di equità! Ma siamo in italia! – “Non sono in grado di decidere e quindi, o trovate un accordo tra di voi, oppure istituirò un CTU”.

Per evitare la perizia ai miei figli ho firmato la sentenza dichiarando che potevano scrivere qualsiasi cifra. Nella mia testa ho deciso subito che non le avrei dato neanche un centesimo, a costo di diventare un barbone!

 

Veniamo agli elementi pratici:

  •          Prima della separazione tiravamo a campare, quindi non c’era un parametro di “continuità” da rispettare: la legge dice che i figli non devono abbassare il proprio tenore di vita a causa della separazione; peggio di così non poteva essere e quindi…;
  •          Abbiamo venduto la casa coniugale e abbiamo diviso quel poco che rimaneva (dopo aver estinto il mutuo) esattamente a metà, solo che io, con la mia parte, ho pagato i debiti della mia ex attività e non mi è rimasto quasi nulla;
  •          Lei è andata a vivere sotto casa dei suoi genitori: un appartamento indipendente su una casa di proprietà di tre piani, con le utenze in comune, il che si traduce in “niente affitto” e “niente bollette”;
  •         I suoi genitori sono sempre stati più che benestanti;
  •          Aveva un lavoro (e ce l’ha ancora) a tempo indeterminato.

 

Dal punto di vista economico, il “coniuge debole” ero io e ai miei figli non è mai mancato niente. Tanto più che per “comprarli” li ha sempre portati al McDonald’s 2 volte a settimana (a casa mangiano solo cibi surgelati; lei non sa fare da mangiare!), hanno l’ultima console di videogiochi, gli occhiali di marca almeno due volte l’anno e un sacco di altre cose: quando compiono gli anni non so cosa regalare loro perché hanno tutto!

 

Però, la sentenza del giudice le dà il diritto di mandarmi a casa l’ufficiale giudiziario per pignorare chissà cosa!

 

Concludo.

Ritengo che il ruolo del giudice sia quello di valutare caso per caso. Altrimenti, se esiste un regolamento e va applicato alla lettera, il giudice non serve a nulla!

Il giudice dovrebbe valutare tutti gli elementi (entrambi i coniugi, i figli, le ragioni che hanno portato a quella situazione, ecc.) e poi decidere equamente e in maniera ASSOLUTAMENTE OBIETTIVA, ma io sono la prova vivente che non è così.

Avrai capito che io non sono mai stato un padre che “se ne frega” dei propri figli: vivo per loro; morirei per loro; ucciderei per loro…

Ma il fatto che un giudice possa permettere che vengano utilizzati dalle donne come “arma” per far del male all’ex coniuge… beh, francamente è inaccettabile.

Da qui derivano tutti quei risvolti che portano al suicidio, alla follia, all’alcolismo, alle bugie, agli espedienti per “svicolare” dalla “condanna” a pagare, e più all’estremo all’omicidio (o “femminicidio”, che è una trovata semantica per far passare le donne per più vittime di quello che sono in realtà – “Omicidio”, infatti, non significa l’uccisione di un uomo in quanto genere, ma in quanto specie! Ma “femminicidio” fa più scena!).

 

Faccio solo un’ultima considerazione: è già difficile di per sé accettare una separazione (specie se la decisione è unilaterale), però le persone adulte se ne fanno una ragione e, chi prima e chi dopo, accettano e somatizzano la situazione.

Perché se hai deciso di lasciare, di interrompere, di cambiare, non vai per la tua strada e non lasci il tuo ex compagno/compagna percorrere la propria??!

La legge sembra mettercela tutta per creare queste situazioni pesanti e ritengo sia molto più negativa che positiva: dichiarano di voler tutelare gli interessi dei minori ma di quello che hanno avuto da dire i miei figli non gliene è fregato niente a nessuno.

E continua a non fregargliene nulla, né delle loro parole, né dei loro reali bisogni! Hanno deciso 5 anni fa che si doveva seguire una certa linea. Ma qualcuno si è mai reso conto che un bambino di 12 anni, dopo 5 anni è un piccolo uomo ed ha già cambiato carattere ed esigenze mille volte? La coerenza vorrebbe che ci si trovasse almeno ogni anno per fare il punto della situazione ed adeguare i provvedimenti alle esigenze del momento. Pura utopia!

 

E’ tutto uno schifo e se molti uomini sono costretti a nascondersi dietro a bugie, lavoro nero o (peggio) a vivere da barboni, è solo per un potere fuori controllo che viene conferito dalla legge a molte donne in nome di una “giustizia” che a mio avviso non esiste proprio!

 

Scusa se mi sono dilungato ma spero tu abbia trovato interessante un punto di vista diverso.

Ti saluto cordialmente.

A cura di Patrizia Del Pidio

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