In base alle attuali regole del sistema pensionistico e assistenziale italiano, ci sono contribuenti in grande ed evidente difficoltà perché si trovano senza pensione, senza sussidi e senza lavoro. Le problematiche del sistema italiano purtroppo portano a conclusioni del genere per molti cittadini. Da un lato le pensioni, sempre più difficili e più lontane dal poter essere percepite. Dall’altro lato le misure assistenziali che proprio con la nascita del governo Meloni sono diventate più difficili da ricevere.

A questo si aggiunge la precaria condizione occupazionale in Italia, con il lavoro che latita sempre di più e con una crisi economica che continua a pressare la popolazione.

Tanti quelli che vedono sempre più difficile trovare lavoro. Ma se un giovane ha, magari, più chance di poter trovare lavoro, una persona sopra i 60 anni di queste chance ne ha di meno.

“Buonasera, mi chiamo Matteo e sono praticamente disperato. Dal 2022 ho perso il lavoro e non riesco a trovarne un altro. Dal momento che ho 62 anni di età e 26 anni di contributi versati, non ho nemmeno la possibilità di andare in pensione. E con nessuna delle misure oggi previste sia ordinarie che diverse. A questo va aggiunto il fatto che secondo lo legge non sono così povero da poter prendere il reddito di cittadinanza e non sarò povero a tal punto da poter prendere l’assegno di inclusione l’anno prossimo.

Lasciando da parte il fatto che contesto apertamente queste assurde regole del sistema italiano che danno un sussidio ai giovani lasciando praticamente in grave difficoltà chi come me ha superato i 60 anni di età. Volevo sapere da voi se esistono soluzioni a queste mie problematiche.”

Senza pensione e senza sussidio: ecco i penalizzati dall’INPS

Purtroppo il nostro lettore è uno dei tanti che si trovano in difficoltà evidenti dal punto di vista pensionistico e assistenziale.

Per lui possibilità non ce ne sono, dal momento che chi si trova senza i requisiti utili o per una pensione o per un sussidio, rimane praticamente abbandonato a se stesso. Anche noi contestiamo i particolari meccanismi con cui il sistema italiano protegge quelli che, a tutti gli effetti, sono soggetti fragili. Le pensioni con i loro requisiti sempre più stringenti sono un vero problema, a tal punto che il Governo sta lavorando a una riforma. Che però stenta a decollare e soprattutto che appare sempre più complicata da portare a compimento.

Senza i 67 anni di età che sono l’età pensionabile della vecchiaia e senza contributi previdenziali sopra i 30 anni, le misure pensionistiche che danno la possibilità di andare in pensione in anticipo ai lavoratori sono praticamente nulle. Sono poche le eccezioni ma molto complicate da centrare. Perché bisogna avere dei contributi di un certo valore per poter andare in pensione prima dei 67 anni di età con 20 anni di contributi versati. E poi perché per altre misure servono invalidità specifiche molto complicate da vedersi riconoscere da parte delle commissioni accertatrici.

Anche un sussidio è difficile, ma sono le norme che non convincono

Ricapitolando, sono davvero poche le possibilità di andare in pensione se non si raggiunge la giusta età pensionabile e allo stesso tempo, non si completa la giusta carriera lavorativa. Ma se le pensioni sono difficili da centrare, altrettanto possiamo dire per quelle misure di aiuto che i critici considerano troppo facili da prendere ma che invece a vederla bene non sono così. Un tipico esempio è il reddito di cittadinanza. Tralasciando il fatto che il reddito di cittadinanza l’anno prossimo non sarà più attivo, le stesse problematiche che oggi incontrano alcuni soggetti a percepire questo sussidio le incontreranno altri con l’assegno di inclusione.

Va detto che qualsiasi misura assistenziale collegata all’ISEE mette in risalto questo genere di problematiche. Tutto nasce dal fatto che l’ISEE è troppo sbilanciato come anno di riferimento rispetto alle reali necessità di un cittadino. Basti pensare che l‘ISEE 2023 fa riferimento a una situazione reddituale di un contribuente di due anni prima. Significa che se un contribuente nel 2021 lavorava, oppure aveva dei soldi in banca superiori alle soglie utili a un sussidio, anche se lavoro e soldi oggi non ci sono più, l’accesso a quella misura è negata.

L’ISEE resta un problema serio sia per il RDC che per le future misure

Un singolo per avere diritto al reddito di cittadinanza deve avere un ISEE sotto i 9.360 euro l’anno. Ma se questo soggetto nel 2021 lavorava, è probabile che all’epoca aveva un reddito superiore a questa soglia. E quindi nel 2023 per colpa del reddito del 2021 non può godere del reddito di cittadinanza. Lo stesso accade per chi magari aveva più di 6.000 euro in banca nel 2021. Anche se ad oggi questi soldi non li ha più, nessun reddito di cittadinanza per lui. Oltretutto, nello specifico del reddito di cittadinanza ci sono tanti requisiti che appaiono troppo stringenti per poter essere superati.

Basta avere immobili intestati, anche in quota, anche ereditati, e c’è il rischio di venire esclusi dalla misura. Infatti, immobili per un valore superiore a 30.000 euro, ad esclusione della casa di abitazione, sono un vincolo che nega il sussidio. Lo stesso discorso accadrà nel 2024 con l’assegno di inclusione. La differenza è che questa misura farà riferimento all’ISEE del 2022. Riproponendo però lo stesso genere di problematiche di quelle che hanno incontrato i richiedenti di alcune misure oggi per via del reddito 2021.