Attenzione perché, se riforma pensioni ci sarà, ecco le due proposte per il 2023 che sono più probabili. Ovverosia, una incentrata sui contributi, ed una sull’età. È questo, infatti, lo scenario più probabile se la riforma strutturale delle pensioni andrà davvero in porto. Ed il tutto fermo restando che ad oggi resta il grande incubo di andare in pensione senza correttivi alla legge Fornero.

Detto questo, se riforma pensioni sarà la misura di uscita da lavoro basata sull’età dovrebbe prevedere una penalizzazione sull’assegno.

Si tratta, nello specifico, della recente proposta formulata dal Governo italiano ai Sindacati sulla flessibilità in uscita. Che rappresenta uno dei tre capisaldi della riforma delle pensioni. Con gli altri due che, invece, riguardano il rilancio della previdenza complementare e nuove tutele a favore dei giovani lavoratori e delle donne.

Se riforma pensioni ci sarà ecco le due proposte per il 2023 più probabili: una sui contributi una sull’età

Una proposta che, fatta prima della guerra in Ucraina, prevede l’uscita anticipata dal lavoro con l’assegno INPS calcolato interamente con il sistema contributivo. E con un requisito anagrafico che dovrebbe partire dai 62 anni di età. O forse a 63-64 anni.

Se riforma pensioni ci sarà l’uscita anticipata con il ricalcolo contributivo non piace ai Sindacati. Ma questa misura potrebbe essere associata, pur tuttavia, alla Quota 41 per tutti che è invece una delle proposte caldeggiate proprio da Cgil, Cisl e Uil.

La Quota 41 per tutti è la misura basata sui soli contributi INPS versati

Se riforma pensioni sarà, la Quota 41 per tutti è basata solo sui contributi previdenziali versati. Ovverosia, 41 anni di anzianità contributiva senza il rispetto di alcun vincolo di età. Si andrebbe così ad estendere sensibilmente l’attuale Quota 41 che, invece, è riservata solo ai lavoratori precoci che rientrano tra le categorie dell’Ape Sociale.