Un vecchio detto popolare dice che “per pagare e morire c’è sempre tempo “. Un altro che “se hai debiti tutti ti pregano la salute”. Di questo avviso però non è l’Agenzia delle Entrate-riscossione. E il suo disaccordo lo dimostra inviando cartelle di pagamento. Vediamo intanto cosa sono.

Una cartella di pagamento è un documento che emette l’Agenzia delle Entrate o da altre amministrazioni pubbliche che notifica al destinatario un debito di natura tributaria o amministrativa. La cartella di pagamento specifica l’importo dovuto, le ragioni per cui esiste il debito e le modalità di pagamento.

La cartella di pagamento può essere emessa per diversi motivi, ad esempio per il mancato pagamento di tributi, sanzioni amministrative o contributi previdenziali. In genere, il destinatario della cartella di pagamento ha un termine di 60 giorni per pagare l’importo dovuto, scaduto il quale l’amministrazione può avviare una procedura di recupero coattivo del credito. Ad esempio attraverso il pignoramento dei beni del debitore o l’iscrizione di ipoteche sugli stessi. A meno che il debitore non presenti una domanda di rateizzo per dilazionare il pagamento.

Prima di pagare…

Se hai ricevuto una cartella di pagamento, è importante che tu prenda in considerazione attentamente le informazioni contenute nel documento e agisca di conseguenza. Ecco alcune cose che dovresti fare:

  1. Verifica che la cartella di pagamento sia legittima: prima di fare qualsiasi altra cosa, assicurati che la cartella di pagamento sia stata emessa da un’amministrazione pubblica competente e che sia corretta sotto il profilo formale e sostanziale;
  2. Controlla l’importo dovuto: verifica che l’importo indicato nella cartella di pagamento sia corretto e che sia stato calcolato sulla base delle disposizioni fiscali e amministrative vigenti;
  3. Se ritieni che la cartella di pagamento sia illegittima o che l’importo dovuto sia errato, puoi presentare un’opposizione alla cartella di pagamento entro 60 giorni dalla sua notifica.
    L’opposizione può essere presentata in modo scritto o tramite il modello “Opposizione alla cartella di pagamento” disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate;
  4. Valuta la possibilità di rateizzare il debito: se l’importo dovuto è troppo elevato per essere pagato in un’unica soluzione, puoi chiedere di rateizzare il debito presentando una domanda di rateizzo all’amministrazione competente.

Se devi pagare ma scegli di rateizzare una cartella di pagamento…

Il rateizzo delle cartelle esattoriali è una procedura che consente di pagare una somma dovuta in modo rateale, cioè suddividendola in un determinato numero di rate mensili. Al momento attuale esistono due diverse possibilità di rateizzo

  1. La rateazione ordinaria che consente di pagare un debito di natura tributaria o amministrativa e può essere richiesta per importi superiori a 1.000 euro da suddividersi in un massimo di 72 rate mensili;
  2. La rateazione straordinaria che può essere richiesta per importi superiori a 20.000 euro e prevede un massimo di 120 rate mensili.

Per richiedere la rateazione sia ordinaria sia straordinaria di una cartella di pagamento, il debitore deve presentare una domanda di rateizzo all’amministrazione competente. Il termine è entro 60 giorni dalla notifica. La domanda di rateizzo può essere presentata in modo scritto o tramite il modello “Richiesta di rateizzo” disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

La richiesta di rateazione di una cartella di pagamento può essere accordata se il debitore dimostra di essere in una situazione di difficoltà economica temporanea o permanente. Se la domanda di rateizzo viene accettata, l’amministrazione fissa l’importo delle rate mensili in base alla situazione finanziaria del debitore.

È importante ricordare che la rateazione può decadere se il debitore non paga le rate entro il termine stabilito. In questi casi, l’intero importo dovuto diventa immediatamente esigibile.

Se hai rateizzato ma poi sei decaduto dalla rateazione e vuoi rateizzare di nuovo…

La riammissione alla rateazione è una procedura che consente al debitore di riprendere il pagamento del debito in modo rateale.

Questo dopo che la rateazione è decaduta per una qualsiasi ragione. La riammissione alla rateazione può essere richiesta dal debitore presentando una domanda di riammissione all’amministrazione competente.

Le ipotesi di riammissione alla rateazione dipendono dalle circostanze specifiche che hanno portato alla decadenza della rateazione. Di seguito sono elencate alcune ipotesi di riammissione alla rateazione:

  1. Situazione di difficoltà economica temporanea. Se la rateazione è decaduta a causa di una situazione di difficoltà economica temporanea, ad esempio a causa di una malattia o della perdita del posto di lavoro, il debitore può chiedere la riammissione alla rateazione allegando la documentazione che giustifichi la propria situazione;
  2. Se la rateazione è decaduta a causa del mancato pagamento di una o più rate, il debitore può chiedere la riammissione alla rateazione allegando la documentazione che dimostri il mancato pagamento per ragioni indipendenti dalla propria volontà, ad esempio a causa di un errore bancario.

La riammissione alla rateazione non è automatica e dipende dall’accoglimento della domanda da parte dell’amministrazione competente. Se la domanda di riammissione viene respinta, il debitore dovrà pagare l’intero importo dovuto entro il termine stabilito dall’amministrazione.

Con la nuova Legge di bilancio 2023, però, ci sono buone notizie per coloro che avevano già ottenuto un rateizzo prima del 16 luglio 2022. Anche se decaduto. Sarà infatti possibile richiedere un nuovo rateizzo. Per i piani di rateizzo richiesti e ottenuti dopo luglio 2022 e poi decaduti, invece non sarà possibile includerli della nuova richiesta.

Sempre salvo sorprese dell’ultima ora del nuovo Governo Meloni.