Quali requisiti dovranno possedere i docenti per andare in pensione nel 2025? Come canta Eros Ramazzotti con il brano Cara prof: “Cara prof non lo so perché, dopo tanto tempo penso proprio a te. Forse perché gli esami per me sembrano non finire quasi mai”. 

I docenti ricoprono un ruolo importante nella vita di tutti noi. Sono, d’altronde, un punto di riferimento quando si è giovani e, con i loro insegnamenti, permettono di costruire le basi per destreggiarsi al meglio nelle relazioni sociali e nel mondo del lavoro una volta diventati adulti.

Un lavoro fondamentale per la nostra società, che merita di essere tutelato. Questo sia mentre svolgono la loro attività che una volta andati in pensione. Per tagliare quest’ultimo traguardo è necessario possedere determinati requisiti anagrafici e contributivi. Ma quali saranno i requisiti richiesti per andare in pensione nel 2025?

Pensioni, in arrivo Quota 104 senza riforma strutturale?

Il governo è al lavoro per definire le modalità di accesso al trattamento pensionistico nel corso del 2025. A differenza di quanto prospettato e sperato, però, non si dovrebbe assistere ad una riforma strutturale. Questo perché, come al solito, le risorse non sono sufficienti. Per questo motivo l’esecutivo starebbe pensando di rimandare ancora la riforma e apportare solamente qualche modifica alle misure già disponibili. In particolare si ipotizza il possibile passaggio da Quota 103 a Quota 104.

Questo comporterebbe un innalzamento del requisito anagrafico. Ovvero, i lavoratori interessati potrebbero uscire dal mondo del lavoro, a patto di avere alle spalle almeno 41 anni di contributi, all’età di 63 anni. Nel 2024, a parità di contributi, è possibile andare in pensione all’età di 62 anni. Se tutto questo non bastasse, si stima che il passaggio a Quota 104 potrebbe comportare una penalizzazione sull’importo dell’assegno che potrebbe essere pari a circa il 4%.

Scuola, quali requisiti per la pensione docenti 2025

Un inasprimento dei requisiti anagrafici che non fa piacere a molti lavoratori, compresi coloro che operano nel settore pubblico.

A tal proposito, come riportato sul sito dell’Associazione professionale e sindacale Anief, il presidente Marcello Pacifico ritiene che nel mondo della scuola si stia:

rompendo il patto generazionale: una 30enne giovane insegnante precaria andrà in pensione dopo mezzo secolo di lavoro e con un assegno intorno al 70% dell’ultimo stipendio. Non lo diciamo noi ma il sistema di simulazione ‘pensami’, simulatore dei sistemi pensionistici, messo a disposizione dall’Inps”.

Per cercare di ovviare a tale situazione, pertanto, il sindacato chiede che venga concessa una finestra per il personale scolastico. Questo perché, sottolinea sempre Pacifico, sono:

“lavoratori molto più a rischio di incorrere nel burnout rispetto al resto della pubblica amministrazione. Chi governa la scuola non può continuare a fare finta di nulla: per dare una risposta efficace al problema, basterebbe dare applicazione alle stesse regole in vigore oggi per i dipendenti delle forze armate e prevedere il riscatto gratuito degli anni di formazione e universitaria più l’eventuale integrazione dei fondi bancari. Infine, la pensione integrativa con Espero dovrebbe essere una scelta consapevole e non imposta dai soci fondatori del fondo di comparto, come è stato deciso di recente per i neo-assunti dal 2019″.

Non resta quindi che attendere le prossime mosse del governo per sapere quali requisiti verranno effettivamente richiesti nel corso 2025 per accedere al trattamento pensionistico e se verranno applicati ulteriori inasprimenti oppure condizioni più agevoli.