C’è uno scandalo sul canone. Perché a quanto pare i soldi del cosiddetto abbonamento Tv non finiscono solo in RAI! Ma una parte dei soldi finisce nel cosiddetto Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Così come è stato riportato dal sito EditorialeDomani.it.

In pratica lo scandalo canone sta nel fatto che i cittadini, nel pagare la tassa di possesso del televisore, credono di finanziare la Tv di Stato. Con le risorse che, in parte, permettono alla RAI non solo di finanziare i programmi televisivi.

Ma anche di mandare in onda meno pubblicità rispetto alle Tv commerciali.

Scandalo Canone: i soldi non finiscono solo in RAI!

Ed invece, lo scandalo sul canone sta nel finanziamento, proprio con la tassa da 90 euro annui anche per il 2022, così come riportato in questo articolo, nel finanziamento di altre realtà editoriali. Quelle che, proprio attraverso Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, includono televisioni e radio locali. Ma anche quotidiani e noti periodici che si trovano regolarmente in edicola. E che magari si leggono da anni senza aver mai saputo che sono finanziati con il canone RAI.

Lo scandalo sul canone legato al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, che finanzia per legge i giornali e le televisioni private, può essere di conseguenza visto anche come uno scippo. O comunque con una destinazione impropria dei soldi che i cittadini versano pensando che vadano tutti alla RAI.

La tassa di possesso Tv, dall’ingresso in bolletta ad una possibile uscita in futuro

Ed il tutto fermo restando che, con l’inserimento nella bolletta elettrica, al netto di questo scandalo canone, la tassa di possesso del televisore non è più così evasa come in passato. Inoltre, rispetto a quando si pagava con il bollettino postale, l’importo annuo del canone è diminuito.

Pur tuttavia, nel rispetto delle direttive europee, in futuro la tassa di possesso della Tv potrebbe di nuovo uscire dalla fattura della luce. In quanto, rispetto all’utenza elettrica, si tratta di un onere improprio presente in bolletta.