Numerosi casi di cronaca stanno portando all’attenzione dell’opinione pubblica un problema che molte pensioni hanno da anni e mettono in guardia da futuri problemi che saranno sempre più frequenti. Infatti anche per pochi euro derivanti da un lavoro (l’ultimo caso tira dentro persino la comparsata in un Film dietro pagamento), ci sono soggetti a cui l’INPS ha comminato sanzioni e chiesto la restituzione di decine di migliaia di euro.

Il motivo è sempre lo stesso e di cui noi abbiamo parlato da tempo.

Infatti esistono misure pensionistiche che non danno la possibilità a un contribuente di arrotondare ciò che l’INPS gli dà come trattamento. Le misure per quotisti che dal 2019 hanno fatto capolino sono misure che hanno questo vincolo. E nel 2024 anche l’Ape sociale farà lo stesso.

Oggi analizziamo il tutto partendo dai quesiti dei nostri lettori che per fortuna, sono preventivi, nel senso che ci chiedono cosa possono o non possono fare.

“Buongiorno, sono Pino e sono un pensionato di quota 100 dal 2020. Ho 66 anni di età e vi chiedo un consiglio. Mio fratello, di 10 anni più piccolo, ha una piccola azienda. Ha perso due operai perché lo hanno mollato di colpo e avrebbe bisogno di aiuto per un paio di mesi. Potrei dargli una mano io, senza rischiare di perdere la quota 100 nonostante ci sia dentro il divieto di lavorare? Io gli ho detto che mi devo prima informare e che forse da novembre potrei esaudire la sua richiesta visto che compio 67 anni. Mi sembra di aver capito, grazie a vostri precedenti articoli, che tutto funziona così. Dico bene?”

Pensioni con Sanzioni spropositate per i malcapitati pensionati: anche 77 euro penalizzano, ma la legge è dalla parte dell’INPS

Effettivamente un pensionato che prende il trattamento per via di quota 100, quota 103 o quota 102, non può svolgere alcuna attività lavorativa come dipendente anche se da questa attività incassa pochi euro.

E nemmeno il lavoro autonomo è possibile salvo che sia occasionale e non superiore, come reddito, a 5.000 euro per ogni anno solare.

Lo abbiamo già detto diverse volte questo, perché si tratta di un vincolo ben preciso previsto da tutte queste misure che noi definiamo per quotisti.

Probabilmente il principio che ha usato il governo nel mettere questo genere di vincolo, nasce dal fatto che se vuoi andare in pensione prima, vuol dire che non vuoi lavorare più. Che piaccia o no è così. E dal 2024 pure l’Ape sociale avrà lo stesso vincolo. Pertanto, vietato lavorare salvo casi rari. E le conseguenze sono a volte spropositate.

A 67 anni il vincolo scade, ecco cosa succede

Indietro i soldi e prestazione sospesa, questo ciò che sta accadendo a molti pensionati con cifre a volte da capogiro da restituire. Il caso di cronaca prima citato per esempio parla di un pensionato di quota 100 che per via di 77 euro presi come comparsa in un film, deve restituire 20.000 euro all’INPS. Molti stanno lamentando la sproporzione di quello che chiede l’INPS e tra pensioni e sanzioni.

Ed effettivamente è così: il meccanismo è chiaro. Sarebbero da restituire all’INPS tutti i soldi precedentemente ricevuti dal pensionato. A partire dal mese di gennaio che precede l’attività lavorativa, o similare, svolta da cui nasce la problematica, le pensioni percepite andrebbero restituite. Il nostro lettore quindi deve assolutamente evitare di fare ciò che il fratello gli ha chiesto, almeno per il momento.

Infatti lui ha ragione nel dire che a 67 anni invece potrebbe accettare al proposta. Sia per quota 100 e per tutte le altre misure prima citate con il medesimo vincolo di non cumulabilità con redditi da lavoro, tale limite scade a 67 anni. Proprio perché come dicevamo, i legislatori hanno scelto di imporre il limite a chi vuole andare in pensione prima dei 67 anni.