Cambia lo scenario della riforma pensioni. Con la campagna elettorale che ha preso il via i partiti si rincorrono a fare promesse per accaparrarsi più voti possibili. In questo senso, il centro destra è scattato per primo sulla linea di partenza e pare avvantaggiato.

Dalla Lega a Forza Italia passando per Fratelli d’Italia, il gruppo è coeso nell’indicare una strada univoca per la riforma pensioni. Il tutto in tempi stretti nel tentativo di evitare il ritorno alla Fornero per tutti dal 2023.

Berlusconi: pensioni minime a 1.000 euro

La notizia che fa breccia in questi giorni fra i media è la promessa rilanciata da Belrusconi di portare tutte le pensioni minime a 1.000 euro al mese. Programma ambizioso che oggi appare più fattibile che in passato.

Portare, infatti, le pensioni minime a 1.000 euro avrebbe un costo più basso che cinque anni fa. Vuoi perché gli assegni da integrare al trattamento minimo sono sempre di meno, vuoi perché oggi l’importo ha raggiunto 524 euro al mese. Cifra che salirà a circa 560 euro il prossimo anno per effetto della perequazione.

E da lì a 1.000 il passo sarebbe breve, tenuto anche conto che i beneficiari, come prevede la legge, devono dimostrare di non avere altri redditi per conseguire l’integrazione al trattamento minimo di pensione.

Non c’è comunque dubbio che l’intervento per integrare le pensioni al minimo di 1.000 euro al mese per 13 mensilità avrà un impatto pesante sui conti dello Stato. Soldi che però – come sostiene Fratelli d’Italia – potranno essere recuperati facilmente dall’abolizione o ridimensionamento del reddito di cittadinanza.

La Lega spinge per Quota 41

A fianco della proposta di Belrusconi si schiera quella della Lega per Quota 41. Cioè la pensione anticipata per tutti con 41 anni di lavoro indipendentemente dall’età. Per Salvini aver lavorato così tanto nella vita è più che sufficiente per maturare il diritto alla pensione.

Il provvedimento costerebbe però 4 miliardi di euro solo il primo anno e non sarebbe facilmente digeribile da Bruxelles. Anche perché dopo 10 anni la cifra salirebbe a 10-11 miliardi di euro. Servirebbero ulteriori stanziamenti a bilancio che potrebbero arrivare dal Pnnr, se solo si volesse.

Tuttavia per chi lavora, Quota 41 è una soglia limite oltre la quale lo Stato dovrebbe poter garantire a tutti il meritato riposo e la rendita pubblica. Finora questa opzione è stata riservata solo ai lavoratori precoci e ai militari.