Si sente parlare spesso di riscatto contributi e versamenti volontari ma non tutti sanno esattamente a cosa serve e come funziona. La pratica è, però, molto importante ai fini pensionistici, soprattutto per andare in pensione prima o per raggiungere i requisiti minimi richiesti.

I versamenti volontari a seguito di riscatto contributi permettono all’assicurato di coprire eventuali periodi di lavoro rimasti scoperti o di tappare buchi previdenziali ai fini pensionistici. Uno degli esempi più conosciuti è il riscatto della laurea, dove, a fronte del pagamento di contributi prestabiliti, si possono riscattare ai fini pensionistici fino a 6 anni di Università.

Riscatto contributi, quando chiederlo

Pagare, quindi, per ottenere in previsione una rendita migliore o semplicemente per raggiungere i requisiti contributivi richiesti per andare in pensione spesso conviene. Tuttavia, il riscatto contributi, benché su base volontaria, deve essere sempre autorizzato dall’istituto di previdenza. Normalmente si presenta una domanda per via telematica all’Inps o altro ente pensionistico che, valutando i singoli casi, autorizza il riscatto contributi o la prosecuzione dei versamenti dei contributi a titolo oneroso.

Ovviamente l’ostacolo principale è rappresentato dal costo che bisogna sostenere per coprire i periodo riscattabili. L’importo, a seconda dei casi e delle varie gestioni previdenziali, può raggiungere cifre importati non sempre sostenibili. Soprattutto se il lavoratore è rimasto disoccupato e le settimane da riscattare nella relativa gestione pensionistica sono tante.

A tal fine è sempre bene fare i dovuti conteggi. Perché non sempre i versamenti volontari dei contributi sono determinati per andare in pensione. Se, ad esempio, un lavoratore ha già maturato i requisiti contributivi minimi per la pensione di vecchiaia (20 anni) e sta aspettando di compiere l’età, a poco servirà aggiungere contributi alla propria posizione assicurativa, se non per incrementarne il futuro assegno.

Viceversa se a un lavoratore mancassero 6 mesi di contribuzione per accedere alla pensione, allora varrebbe sicuramente la pena il riscatto contributi per il periodo necessario per raggiungere il requisito mancante.

Sempre che ciò sia possibile.

Quanto costano i versamenti volontari

Ma quanto costa riscattare i periodi scoperti ed effettuare i versamenti volontari dei contributi? L’importo non è uguale per tutti. Varia in base a due fattori: la recente retribuzione media del lavoratore e la gestione del fondo pensione.

Nel caso di un ex lavoratore dipendente, il calcolo è fatto partendo dalla retribuzione media dell’ultimo anno di lavoro sulla quale è applicata una aliquota del 33%. Posto un livello retributivo di 25 mila euro, ad esempio, i contributi da versare nel relativo fondo pensione (FPLD) è di 8.250 euro all’anno.

Per i lavoratori autonomi, invece, l’aliquota è pari al 24% della retribuzione minima stabilita ogni anno per gli artigiani e commercianti. Mentre per coloro che sono iscritti alla Gestione Separata Inps, l’aliquota è pari al 25% del reddito medio annuo e del 33% per i collaboratori.

Discorso diverso per il riscatto della laurea che prevede due forme di versamento: una ordinaria calcolata in base al meccanismo della riserva matematica e l’altra agevolata in misura fissa di 5.360 euro al mese per il 2023.