Il riscatto dei contributi è utile per andare in pensione. Serve a coprire eventuali periodi rimasti scoperti durante la carriera lavorativa, ma anche ad accrescere il futuro livello della pensione. L’esempio più noto è il riscatto della laurea, ma ve ne sono tanti altri.

La procedura di riscatto dei contributi si basa su versamenti volontari che devono essere preventivamente autorizzati dall’Inps. La misura da corrispondere varia a seconda dei periodi contributivi da riscattare, dall’età del richiedente, dal sesso e dalla retribuzione.

Quali periodi si possono riscattare

E veniamo alla questione principale: quali periodi si possono riscattare? La legge prevede il riscatto dei contributi nelle seguenti tipologie:

  • Studio universitario: in tal caso, il lavoratore può riscattare in qualsiasi momento i periodi corrispondenti a tutta la durata dei corsi legali di studio universitario, ovvero per solo una parte di essi;
  • Periodi di lavoro svolto all’estero: qualora il lavoratore abbia prestato attività lavorativa subordinata presso uno Stato estero che non abbia stipulato una convenzione con l’Italia;
  • Periodi di formazione professionale, studio e ricerca con rilascio di titoli o attestati legalmente riconosciuti;
  • Intervalli di lavoro part-time;
  • Periodi di congedo per gravi motivi familiari: il lavoratore può riscattare al massimo 2 anni;
  • Periodi di assistenza e cura dei disabili: il lavoratore può riscattare al massimo 5 anni, purché abbia maturato cinque anni di requisiti contributivi.
  • Periodi di astensione facoltativa per maternità fuori dal rapporto di lavoro: la lavoratrice potrà riscattare un periodo non superiore a 5 anni qualora vanti un’anzianità contributiva pari ad almeno un quinquennio;
  • Peridi di servizio civile volontario.

Riscatto dei contributi, quando chiederlo

Il riscatto dei contributi, come detto, deve essere sempre autorizzato dall’istituto di previdenza. Normalmente si presenta una domanda per via telematica al Inps o altro ente pensionistico che, valutato il caso, autorizza la prosecuzione volontaria dei versamenti a titolo oneroso.

Ovviamente l’ostacolo principale è rappresentato dal costo che bisogna sostenere per coprire i periodo scoperti. L’importo, a seconda dei casi e delle varie gestioni previdenziali, può raggiungere cifre importati non sempre sostenibili.

L’importo del riscatto contributi varia in base a due fattori: la retribuzione media del lavoratore e la gestione del fondo pensione. Nel caso di un ex lavoratore dipendente, il calcolo è fatto partendo dalla retribuzione media dell’ultimo anno di lavoro sulla quale è applicata una aliquota del 33%. Per gli autonomi l’aliquota è pari al 24% della retribuzione minima stabilita ogni anno per gli artigiani e commercianti. Mentre per coloro che sono iscritti alla Gestione Separata Inps, l’aliquota è pari al 25% del reddito annuo e del 33% per i collaboratori.