Il terribile incidente del Bus a Mestre, con tanti morti e tanti feriti, è stata la notizia di cronaca che ha riempito le pagine dei giornali, dei siti e dei media di mezzo mondo.
Partendo proprio da questo terribile caso di cronaca, che si collega alle tante altre notizie di incidenti stradali e di decessi a seguito di questi sinistri, oggi affrontiamo la questione del risarcimento danni a seguito di incidente stradale, ma per i parenti delle vittime. Perché è una materia spesso confusionaria e molti non sanno cosa fare quando si verifica una cosa del genere.

L’occasione ce la offre un quesito di un nostro lettore, che ha perso un parente proprio a seguito di un sinistro in auto.

“Buonasera, vorrei capire se mi spetta qualcosa dal punto di vista dell’assicurazione a seguito del decesso di mio zio. Un terribile incidente stradale a settembre lo ha portato via, ed essendo mio zio non sposato e senza i genitori, qualcosa spetta a noi nipoti? Premetto che con lui ho avuto un grande rapporto, quasi fraterno. Infatti essendo un uomo di 60 anni e solo, spesso veniva a mangiare a casa mia e di mia moglie. Io e i miei due fratelli siamo gli unici parenti che aveva. Secondo voi devo fare qualche richiesta di risarcimento?

Risarcimento del danno ai parenti della vittima, a chi spetta e come si valuta il legame affettivo

Il risarcimento successivo all’incidente stradale per i parenti della vittima è quanto di più complicato c’è da dirimere in situazioni di questo genere. Che a volte coinvolge direttamente anche l’automobilista chiamato a restituire i soldi alla compagnia assicuratrice. Anche perché la normativa al riguardo tutto è tranne che chiara. A tal punto che spesso legiferano i giudici chiamati a dirimere contenziosi tra parenti delle vittime e assicurazioni, e a dare risposte ai ricorsi.

La prima cosa da dire è che stando agli indirizzi che hanno preso alcune sentenze della Cassazione, il risarcimento del danno non spetterebbe solo ai parenti della vittima, in regime di convivenza con la vittima stessa. Parentele, legami di sangue, convivenza ma anche il legame affettivo. Sono i fattori che spesso gli ermellini tendono a considerare quando vanno a risarcire questo genere di danno.

Il risarcimento del danno a parenti non conviventi

In pratica oggi si parla di risarcimento del danno ai superstiti della vittima. Una materia che è adatta quando succede che una famiglia subisce una perdita definitiva a seguito di decesso per incidente stradale. Il diritto al risarcimento esiste, sia per quanto riguarda la perdita affettiva collegata a quello che si può definire un danno morale, che la perdita relazionale e infine la perdita economica. La sofferenza per la scomparsa dello zio del nostro lettore potrebbe rientrare benissimo in un danno morale. E non può certo essere ridotta all’immediato periodo successivo alla perdita. Perché la sofferenza può durare per sempre. Anche la vita di tutti i giorni, cambiata a seguito del sinistro, è un fattore da considerare e che i giudici effettivamente tengono in conto.

Legame affettivo, grado di parentela, danno morale e danno parentale

Ricapitolando, anche se non esiste una normativa chiara e lapalissiana al riguardo, ciò che sostengono i giudici, come rimarcato da una sentenza della Corte di Cassazione di cui tratta anche il sito di informazione legale “LaLeggeperTutti.it” (sentenza n° 10335 del 2023), l’intimità dei rapporti parentali non si manifesta solo con la convivenza tra due soggetti ma anche in diverse altre sfumature. Il nostro lettore se è vero quello che sostiene, cioè dello stretto rapporto affettivo che lui e i suoi fratelli avevano con lo zio, possono a tutti gli effetti chiedere di essere risarciti.

Naturalmente la prova al giudice deve darla il diretto interessato.

Cosa guardano i giudici nel dirimere contenziosi

Addirittura, proprio alla luce del legame tra vittima e parente si determina anche l’entità del risarcimento. Tanto più grande si dimostra il danno morale subito, tanto maggiore è il risarcimento che si può ottenere. Un risarcimento quindi che non si basa sulla convivenza e nemmeno sul grado di parentela. Naturalmente i conviventi hanno sempre diritto a un risarcimento del danno, e sicuramente hanno diritto a un risarcimento più alto degli altri parenti. Naturalmente essendo aleatorio il calcolare l’esatta portata del danno parentale subito da un richiedente il risarcimento, i giudici tendono a considerare anche altri fattori come possono essere l’età della vittima.

Se muore una persona giovane di età è evidente che il giudice può determinare un danno maggiore rispetto a un decesso che riguarda una persona piuttosto anziana. Naturalmente in sede di contenziosi tra chi richiede il risarcimento e l’assicurazione che deve pagare, così come il primo deve portare la prova del legame affettivo che c’era con la vittima, così il secondo deve portare le prove contrarie a questa fattispecie di situazione, dimostrando che tra vittima e richiedete il risarcimento non c’era il legame su cui si basa il tutto.