Rimborsi IMU. Con la sentenza, Corte Costituzionale, n°209 depositata la scorsa settimana, è stata dichiarata lesiva dei principi della Costituzione la legge sull’IMU nella parte in cui nel disporre l’esonero/agevolazioni IMU per l’abitazione principale, richiede che tutto il nucleo familiare abbia dimora e residenza anagrafica nello stesso immobile. Difatti, se il presupposto per l’applicazione dell’IMU è il possesso di fabbricati, esclusa l’abitazione principale (salvo che si tratti di un’unità abitativa classificata nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9), non è giusto richiedere il requisito della dimora abituale e della residenza anagrafica rispetto a tutto il nucleo familiare e non solo nei confronti del possessore dell’immobile che poi è colui che deve pagare.

L’illegittimità costituzionale riguarda anche altre ragioni e altre parti della legge citata. A ogni modo, grazie alla sentenza della Corte Costituzionale, cambiano tutto sulle regole dell’IMU dovuta sull’abitazione principale. Il requisito della dimora abituale e della residenza dovranno essere verificati rispetto al singolo possessore, cosicché in presenza di due coniugi con dimora e residenza abituale in due immobili diversi, entrambi potranno beneficiare dell’esonero IMU per l’abitazione principale. In tal modo viene riservato lo stesso trattamento ai coniugi e ai componenti delle unioni civili rispetto alle mere coppie di fatto.

Da qui, parte la corsa ai rimborsi, infatti, tale sentenza legittima i contribuenti a richiedere il rimborso dell’IMU ingiustamente versata al Comune, sulla base della sentenza della Corte Costituzionale.

La sentenza della Corte Costituzionale

Come appena accennato in premessa, la sentenza della Corte Costituzionale permette  ai coniugi che hanno residenza e dimora abituale separata ossia in due immobili diversi, di avere entrambi diritto all’esonero IMU per la propria abitazione principale. Poco importa se i due immobili si trovano nello stesso Comune o in un Comune differente.

La sentenza impatterà pesantemente sui contenziosi in corso, nonché permetterà ai contribuenti di richiedere il rimborso dell’IMU ingiustamente pagata.

Se ancora nei termini per farlo.

Chi può chiedere il rimborso dell’IMU?

Quali sono i termini entro i quali potrà essere richiesto il rimborso dell’IMU ingiustamente versata al Comune?

Ebbene, il rimborso delle somme versate e non dovute deve essere richiesto dal contribuente entro il termine di 5 anni dal giorno del versamento, ovvero da quello in cui è stato accertato il diritto alla restituzione.

Ai fini del rimborso, deve essere presentata apposita istanza al Comune in cui è ubicato l’immobile oggetto di IMU.

Attenzione:

Le somme da rimborsare possono, su richiesta del contribuente formulata nell’istanza di rimborso, essere compensate con gli importi dovuti al Comune per lo stesso tributo per le annualità successive, purché non sia intervenuta decadenza del diritto al rimborso e fermo restando il divieto di compensazione tra quota statale e quota comunale dell’IMU.

La compensazione è subordinata alla notifica del provvedimento di accoglimento del rimborso e con esso comunicata.

Si veda a tal fine l’apposita nota esplicativa del Dipartimento delle Finanze.

Non è ammesso il rimborso, laddove il pagamento dell’IMU sia stato effettuato sulla base di un avviso di accertamento. Se diventato definitivo. In caso invece di contenzioso in corso, la sentenza avrà un effetto dirompente e il giudice ne terrà conto nel giudizio finale. L’IMU non dovrà essere versata.