E’ illegittima la norma che disciplina l’IMU nella parte in cui, ai fini dell’applicazione dell’agevolazione/esenzione IMU per l’abitazione principale, fa riferimento al nucleo familiare e non al singolo possessore dell’immobile.

Di  conseguenza, se i coniugi hanno residenza e dimora abituale separata ossia in due immobili diversi, entrambi avranno diritto all’esonero IMU per l’abitazione principale. Poco importa se i due immobili si trovano nello stesso Comune o in un Comune differente.

La Corte Costituzionale mette fine alla confusione che si era creata negli ultimi due anni, dopo che la Corte di cassazione aveva fatto cadere l’esenzione IMU in tutti i casi in cui non è unico il riferimento alla residenza anagrafica e alla dimora abituale del nucleo familiare.

Dunque, fino a oggi, in caso di due immobili nello stesso Comune e residenze nonché dimora separata, l’esenzione IMU si applicava per un solo immobile (per legge), se invece i due immobili sono in Comuni differenti, nessuna esenzione poteva essere riconosciuta (Corte di Cassazione).

Da qui, c’erano state pesanti conseguenze per i contribuenti, soprattutto per i contenziosi in corso. Da un giorno all’altro, i coniugi con dimora e residenza in immobili ubicati in comuni diversi, hanno perso qualsiasi agevolazione IMU.

Vediamo cosa cambia con la sentenza, Corte Costituzionale, n°209 depositata ieri.

L’IMU sull’abitazione principale. Le regole attuali

Dopo l’intervento del DL 146/2021, nell’ipotesi in cui i componenti del medesimo nucleo familiare abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi:

  • l’agevolazione vale per un solo immobile per nucleo familiare, scelto dai componenti dello stesso nucleo familiare,
  • sia nel caso di immobili siti nello stesso comune, sia ove gli immobili presenti in comuni diversi.

La norma fa riferimento al nucleo familiare. Da qui, è chiaro che i coniugi nonché i componenti delle unioni civili subiscono un trattamento di svantaggio rispetto a chi invece è single o è parte di una coppia di fatto.

Infatti, i componenti delle coppie di fatto possono sfruttare l’esenzione IMU per ognuna delle case di proprietà.

Tale impostazione delle norma che individua chi paga l’IMU sull’abitazione principale, potrebbe essere in contrasto con la Costituzione.

Proprio tale questione di illegittimità costituzionale, è stata oggetto si sentenza, Corte Costituzionale, sentenza n°209, depositata ieri.

La sentenza della Corte Costituzionale

Secondo la Corte Costituzionale, è illegittima la norma che disciplina l’IMU nella parte in cui, ai fini dell’applicazione dell’agevolazione/esenzione IMU per l’abitazione principale, fa riferimento al nucleo familiare e non al singolo possessore dell’immobile.

In particolare,

Ai fini del riconoscimento dell’esenzione sulla «prima casa», non ritenere sufficiente – per ciascun coniuge o persona legata da unione civile – la residenza anagrafica e la dimora abituale in un determinato immobile, determina un’evidente discriminazione rispetto ai conviventi di fatto. I quali, in presenza delle medesime condizioni, si vedono invece accordato, per ciascun rispettivo immobile, il suddetto beneficio.

La conseguenze è che se i coniugi hanno residenza e dimora abituale separata ossia in due immobili diversi, entrambi avranno diritto all’esonero IMU per la propria abitazione principale. Poco importa se i due immobili si trovano nello stesso Comune o in un Comune differente.

La sentenza impatterà pesantemente sui contenziosi in corso, nonché permetterà ai contribuenti di richiedere il rimborso dell’IMU ingiustamente pagata. Se ancora nei termini per farlo.