Riparte il tavolo negoziale per la riforma pensioni 2022. Sindacati e governo si sono ritrovati per dare il via ai lavori per rivedere le regole della Fornero e per trovare una soluzione per le pensioni dei giovani.

L’auspico è che non sia la solita presa di tempo, alias presa in giro, fatta di promesse all’italiana poi non mantenute. Ormai ci siamo abituati. Ma tant’è e non resta che stare a vedere cosa succederà il prossimo anno. Le premesse incoraggianti ci sono tutte.

Riforma pensioni, si torna a discutere

Il premier Draghi si è reso disponibile a trattare apertamente con le parti sociali per trovare soluzioni per la riforma pensioni. Su un punto, però, non è disposto a transigere: ogni cambiamento deve essere sostenibile finanziariamente senza ricorrere a ulteriore debito pubblico.

Un paletto non da poco perché finora tutto quello che è stato fatto per eludere le regole della Fornero è costato caro allo Stato. Solo quest’anno il bilancio pensioni pubbliche è lievitato di 2 miliardi di euro a causa di quota 100.

Quindi, riforma pensioni sì, ma condizione che lo Stato non debba più intervenire con soldi che non ci sono. Anche perché, il quadro di bilancio – fa notare l’Inps – si sta deteriorando sempre più con soli 23 milioni di lavoratori attivi in un Paese che conta quasi lo stesso numero di pensionati.

Sistema retributivo coi giorni contati

I sindacati, dal canto loro, vorrebbero una riforma pensioni con uscita a 62 anni o 41 di contributi indipendentemente dall’età. Benché sul secondo punto si possa trovare una soluzione, visto che al momento le pensioni anticipate sono previste a 42 anni e 10 mesi (12 mesi in meno per le donne), sul secondo le parti restano distanti.

L’uscita anticipata a 62 anni, come avvenuto per quota 100, costa troppo con le attuali regole di calcolo (regime misto). Unica soluzione sarebbe quella di rinunciare al calcolo della pensione nella parte retributiva (ante 1996) e più onerosa per optare interamente con quella contributiva.

Come avviene per Opzione Donna.

La conseguenza sarebbe una penalizzazione della pensione del 23-25%. In alternativa, però, si potrebbe ricorrere al sistema flessibile proposto dall’Inps che prevede la liquidazione della pensione in due tranches a partire da 63 anni.