Il nuovo governo Meloni, dopo il voto del 25 settembre 2022, inizia a prendere forma. Anche se le prime incomprensioni sono comparse nella maggioranza, il clima pare essere ritornato sui livelli di serenità. Quindi, gli accordi vanno avanti. Il nuovo esecutivo sarà chiamato ad affrontare nell’immediato la patata bollente della riforma pensioni.

Bisogna decidere subito perché al 31 dicembre 2022 scadono alcune forme pensionistiche sperimentali e transitorie. I tempi stringono e c’è anche da fare la legge di bilancio 2023 entro fine anno, se non si vuole rischiare l’esercizio provvisorio.

Di certo all’inizio del 2023 bisogna trovare le risorse (ma pare che già ci sono) per assicurare ai pensionati una rivalutazione automatica al tasso di inflazione senza precedenti (c.d. perequazione). A questo proposito, infatti, ricordiamo che all’inizio di ogni anno le pensioni degli italiani sono automaticamente rivalutate sulla base del tasso di inflazione risultante alla fine dei 12 mesi precedenti. Considerando che al 31 dicembre 2022 l’inflazione dovrebbe assestarsi tra l’8% ed il 9%, si stima che le risorse necessarie si aggirino tra i 4 e 5 miliardi di euro.

Difficile, invece, che si troveranno i soldi per portare le pensioni minime a 1.000 euro al mese (cavallo di battaglia di Berlusconi in campagna elettorale).

Riforma pensioni: Quota 41 per tutti con sconto per le donne?

Il 31 dicembre 2022 finisce Ape social, ossia pensione a 63 anni con 30 anni di contributi (oppure 36 a seconda dei casi). Ad oggi, però questa forma di pensione anticipata è riservata solo a chi si trova in alcune specifiche situazioni. Ad esempio, coloro che nella vita hanno svolto lavori particolarmente gravosi.

Se la riforma pensioni non si farà subito (cosa molto probabile) il governo Meloni potrebbe decidere di prorogare per un altro anno Ape social allargandone anche il perimetro applicativo. Insomma una sorta di Ape social per tutti.

Bisogna poi vedere se la spunta anche l’idea Salvini, ossia quota 41 per tutti.

Vale a dire possibilità di andarsene in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Il leader della Lega vorrebbe però un bonus contributi per le donne, ossia uno sconto pari ad un anno per ogni figlio. Quindi, una donna con 3 figli andrebbe in pensione con 38 anni di contributi indipendentemente dall’età.

Con Opzione donna anche Opzione uomini

In scadenza anche Opzione donna, ossia possibilità di pensionamento anticipato con 35 anni di anzianità contributiva e:

  • 58 anni (per le lavoratrici dipendenti)
  • 59 anni (per le lavoratrici autonome).

Due sono le voci che girano a questo proposito in attesa della riforma pensioni. Il governo Meloni starebbe pensando ad una Opzione donna strutturale a cui aggiungere anche una Opzione uomo.

Il destino di Quota 102 in attesa della riforma pensioni

Altra nota dolente è Quota 102. Eliminarla o prorogarla? Oggi, può andare in pensione chi, entro il 31 dicembre 2022 matura 38 anni di contributi e 64 anni di età.
Questa forma di pensionamento è stata pensata come transitoria, in attesa della riforma pensioni, dopo la fine di Quota 100 (pensione a chi, entro il 31 dicembre 2021, abbia raggiunto 38 anni di contributi e 62 anni di età). Probabile che in assenza di soluzioni, Quota 102 sia prorogata per un altro anno così da non lasciare fuori chi matura i requisiti nell’imminente nuovo anno.