Il clima sulla riforma pensioni si fa ogni giorno più teso. Da una parte c’è la scadenza di quota 100 con il rischio ritorno alle regole della Fornero. Dall’altra la necessità di trovare una soluzione per evitare uno scalone di 5 anni e una nuova ondata di esodati.

Le soluzioni prospettate per evitare un disastro scoiale ci sarebbero, ma la riforma pensioni che verrà non potrà essere fatta a debito. Questo è il vincolo più stringente imposto dalle autorità europee all’Italia.

Come fare allora?

Riforma pensioni, spunta l’ipotesi pensione a 62 anni

Il problema è più politico che tecnico. Le forze di maggioranza (Lega e 5 Stelle) vorrebbero tenere in piedi l’ossatura delle pensioni anticipate del primo governo Conte. Il governo, dal canto suo, non vorrebbe sporcarsi le mani alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali.

Insomma, si sta cercando una soluzione che non scontenti nessuno per arrivare ad armi pari alle elezioni politiche del 2023. E sul tema delle pensioni si disputa una importante battaglia che non potrà non lasciare il segno.

Così spunta l’ipotesi di prorogare di altre 3 anni quota 100, ma con qualche ritocco. L’ex sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon, propone una uscita anticipata a 62-63 anni con 38-39 di contributi. L’anticipo sarebbe garantito da un fondo nazionale per il prepensionamento e la misura resterebbe in vigore per tre anni, dal 2022 al 2024.

Il costo per lo Stato sarebbe di circa 3 miliardi di euro qualora venisse creato il fondo. Ma poi ci sarebbero ricadute sul bilancio del Inps nel tempo che non sarebbero sostenute dal fondo. Insomma, si tratta di una misura tampone, per prendere tempo fino alla prossima legislatura.

Nuova quota 100, ma con un anno in più

L’idea di Durigon è allettante in quanto replicherebbe quota 100 con l’innalzamento di un anno dell’età pensionabile e della misura contributiva.

Ma il problema non è tanto questo, quanto la mancanza di risorse economiche.

Nella legge di bilancio 2022, le disponibilità per la riforma pensioni sono risicate. Il grosso dovrebbe essere destinato alla riforma del fisco che ugualmente inciderà sugli assegni delle pensioni dal prossimo anno.

Ma la riforma del fisco potrebbe attendere con un rinvio a successive leggi parlamentari non contemplate nella manovra finanziaria. Più urgente appare, invece, la riforma pensioni con la fine di quota 100 il 31 dicembre 2021.