La Legge di Bilancio è ancora in fase di definizione ma, a grandi linee, il futuro delle pensioni è già abbastanza definito. Se non altro perché, da più parti, continuano ad arrivare sostanzialmente gli stessi messaggi.

Niente riforma ma qualche conferma sì. Nessuna novità di rilievo ma dei potenziamenti mirati volti a sostenere quantomeno gli strumenti più indicati per il pensionamento anticipato. Del resto, al momento, Ape Sociale e Quota 103 rappresentano i meccanismi più gettonati e, visto il sostanziale apprezzamento da parte dei beneficiari, il Governo si è convinto ad andare avanti così per tutto il 2024.

Le ultime indiscrezioni filtrate dalla maggioranza lasciano pochi spazi a dubbi. Inclusa la possibilità di inserire tra i sistemi principali una Quota 41 aggiustata ed estesa, come avrebbe voluto la Lega. Diverso il discorso per la versione “103”, che ha incassato il favore dei contribuenti in modo abbastanza soddisfacente da lasciarla pressoché intatta anche per l’anno che verrà.

A confermarlo, nell’ambito di un’intervista a La Stampa, è stato il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che ha parlato in realtà di una conferma “molto probabile” di Quota 103. La seconda evoluzione di Quota 100, dunque, dovrebbe essere come previsto il principale meccanismo di anticipo pensionistico anche per l’anno che verrà. Un escamotage che il Governo vorrebbe adottare facendo leva proprio sul sostanziale gradimento riscontrato (in meno di un anno, Quota 103 ha già ottenuto circa il doppio delle adesioni dell’intera annualità di Quota 102). Il quale, in qualche modo, evidenzia ancora una volta la tendenza dei contribuenti a far ricorso alle forme di anticipo per ottenere la propria pensione possibilmente non troppo in là con l’età.

Quota 103 confermata e pensioni minime più elevate: il piano previdenziale del 2024

Nonostante l’obiettivo finale, stando alle parole del sottosegretario Durigon, resti il confezionamento di una Quota 41 generale (quindi il pensionamento con 41 anni di contribuzione effettiva), il tempo necessario per imbastire il nuovo sistema richiederà perlomeno un altro anno.

In realtà, le attuali discussioni in corso tra governo e sindacati riguardano proprio il quadro pensionistico futuro piuttosto che quello del 2024.

Anche perché, se la Legge di Bilancio necessita di reperire risorse per dei sistemi strutturati, la spesa necessaria per confermare le misure in vigore è sostanzialmente nota. In ottica futura, l’adozione di una misura come Quota 41 permetterebbe, secondo i programmi del governo, di alleggerire l’impatto del sistema previdenziale sui conti pubblici. Va inoltre considerata la progressiva riduzione dei pensionati che faranno ricorso al sistema misto, in quanto attestanti contribuzione versata prima del 1996.

L’ipotesi del ritocco sugli assegni minimi

Con le discussioni sul rinnovamento reale del sistema rimandate all’anno prossimo, la Manovra avrà poco spazio per il tema pensioni. La conferma di Quota 103 è il primo e più ovvio passo. Come misure di adeguamento strutturale per garantire risorse sufficienti per il contrasto all’inflazione, però, la Legge di Bilancio potrebbe ritoccare anche gli assegni minimi. L’ipotesi, formulata a seguito di un quesito posto al sottosegretario, prevede l’innalzamento della soglia da 600 a 700 euro, visto che la prima verrà raggiunta semplicemente con la nuova indicizzazione dell’Inps, dovuta al tasso di inflazione. Una novità che potrebbe essere utile anche alla luce di una rivisitazione tutto sommato contenuta delle pensioni minime, che ha riguardato peraltro solo alcune fasce di contribuenti. Meno probabile il rafforzamento di Opzione Donna, ritenuta “una misura penalizzante” perlomeno per il 30% dell’assegno. L’unica misura realmente ampliabile appare l’Ape Sociale, magari inserendo nuove categorie tra i lavori considerati usuranti.

Riassumendo…

  • Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha comunicato le elevate probabilità di conferma di Quota 103 nella prossima Legge di Bilancio;
  • in Manovra, lo spazio per le pensioni dovrebbe essere ridotto. Altamente probabile il potenziamento dell’Ape Sociale, mentre Opzione Donna è stata considerata una misura penalizzante e non dovrebbe essere ritoccata;
  • c’è l’ipotesi di innalzamento delle pensioni minime, da 600 a 700 euro.