Opzione Donna potrebbe sparire del tutto nel 2024 e alle lavoratrici svantaggiare resterebbe solo Ape Sociale. La somiglianza con i due sistemi di uscita anticipata è oggi più evidente che mai. I requisiti previsti per l’anticipo pensionistico sono quasi gli stessi da quando la legge di bilancio 2023 ha modificato le regole per andare in pensione con Opzione Donna.

La nuova versione prevede infatti il possesso, oltre che di specifici requisiti anagrafici e contributivi, anche di condizioni soggettive già previste da anni per Ape Sociale.

E cioè essere caregiver, licenziate o invalide. Un cambiamento evidente che spalanca la strada verso la fine di Opzione Donna quale sistema di pensionamento anticipato lasciando spazio solo ad Ape Sociale.

Opzione Donna verso il tramonto

Con l’introduzione nella legge di bilancio 2023 di nuovi requisiti, Opzione Donna si restringe infatti a pochissime aventi diritto quest’anno. Motivo per cui i sindacati continuano a chiedere una revisione della misura al governo Meloni. Ben consapevoli che non otterranno nulla anche perché i costi stanno diventano alti anche per una misura come questa. Come confermato anche dal sottosegretario all’Economia Federico Freni all’indomani della riforma:

“Purtroppo Opzione donna non era sostenibile economicamente. Ma si tratta di una misura che intercetta un bisogno di tutela cui non possiamo e non vogliamo negare risposte

Dal 2023, come noto, i requisiti sono cambiati. Innanzitutto l’età anagrafica sale di due anni: non più 58 anni (59 per le autonome) ma 60 per tutte. Resta la possibilità di ottenere uno sconto di un anno per ogni figlio fino al limite minimo di 58 anni. Resta anche confermato a 35 anni il requisito contributivo minimo.

Ma il vincolo più stringente riguarda l’appartenenza a determinate categorie sociali svantaggiate che prima non era previsto. Dal 2023 per andare in pensione con Opzione Donna bisogna rientrare in una delle seguenti condizioni:

  • disoccupate a seguito di licenziamento o dipendenti di aziende in crisi;
  • invalide civili con il 74% di invalidità riconosciuta e definitiva;
  • caregiver

Meglio Ape Sociale

Ma queste specifiche condizioni richieste per Opzione Donna sono le stesse già presenti per Ape Sociale.

E’ quindi probabile che nella prossima discussione della riforma pensioni a settembre sarà proposta ai sindacati l’opportunità di far convergere il pensionamento anticipato per le lavoratrici in Ape Sociale. O meglio, di non rinnovare più Opzione Donna. Anche solo per una questione di semplificazione delle vie alla pensione.

L’anticipo pensionistico si può infatti ottenere con gli stessi requisiti sociali di cui sopra. Si andrà in pensione a 63 anni ma con 5 anni di contribuzione in meno. La pensione, però, non sarà più calcolata con il sistema contributivo puro ma con quello misto. Il che significa poter ottenere un trattamento sicuramente più vantaggioso anche se limitato a 12 mensilità fino alla pensione di vecchiaia.

Inoltre i tempi di attesa della liquidazione della pensione sarebbero di tre mesi dal raggiungimento dei requisiti contributivi e anagrafici e non di 12-18 mesi come avviene per Opzione Donna. Insomma, tutti fattori che dovrebbero far vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto. Ma che, in ogni caso, elimineranno una opportunità in più per le donne di andare in pensione prima.

Riassumendo…

  • Opzione Donna potrebbe essere eliminata nel 2024.
  • Più vantaggi che svantaggi nel sistema di calcolo della pensione per caregiver, licenziate e invalide con l’alternativa di Ape Sociale.
  • Tempi di attesa della pensione nettamente inferiori rispetto a Opzione Donna.
  • Si andrà in pensione anticipata a 63 anni anziché a 60.