Fra le varie ipotesi di riforma pensioni c’è anche quota 103 che prenderebbe il posto di quota 102 dal prossimo anno. Come anche era nei piani originari del governo Draghi per ammortizzare lo scalone della fine di quota 100 col ritorno alla Fornero.

L’ipotesi di quota 103 non è mai tramontata e prevede l’uscita dal 2023 a 65 anni con 38 di contributi. Dal 2024, invece, sempre secondo i progetti del governo, scatterebbe quota 104 con uscita a 66 anni di età.

Quota 103 e flessibilità in uscita

Quota 103 – secondo i tecnici che avevano studiato la riforma pensioni lo scorso anno – rappresenterebbe il gradino successivo a quota 102 per evitare lo scalone con le regole ordinarie di pensione previste dalla Fornero.

Cioè la pensione a 67 anni di età.

Così, se quota 102 avrà dato la possibilità di andare in pensione qualche anno prima a circa 10.000 lavoratori quest’anno, nel 2023 i numeri attesi non cambieranno molto. In questo modo le fuoriuscite dal mondo del lavoro resteranno contenute e la spesa pensionistica sostenibile.

A differenza di quota 102, però, sempre secondo le previsioni del governo dello scorso anno, si potrebbe andare in pensione con quota 103 in maniera flessibile. Cioè a 65 anni di età con 38 di contributi o a 64 anni di età ma con 39 di contributi. In maniera tale da allargare maggiormente la platea dei lavoratori beneficiari.

Le risorse finanziarie per la riforma pensioni

Il nodo principale per approntare una riforma pensioni diversa da questa, come chiedono i sindacati a la Lega, è rappresentato dalle risorse finanziarie. Il premier Draghi ha detto che la riforma deve essere sostenibile e quindi non si potranno fare altri debiti.

Quindi, tutte le svariate ipotesi di variazione dell’assetto pensionistico finora ventilate sono in teoria troppo costose. Anche il pensionamento a 64 anni con ricalcolo contributivo della rendita lo sarebbe, nonostante si continui a insistere su questo punto.

Troppi lavoratori, soprattutto i baby boomers degli anni ’60, ne approfitterebbero e si creerebbe un’ondata di pensionati difficilmente gestibile dall’Inps.

Si stimano almeno 50.000 potenziali lavoratori solo per il 2023, cinque volte tanto le uscite previste per quota 102.

A ciò si aggiunga che, sempre secondo le previsioni di spesa, il prossimo anno andranno rivalutate più di 16 milioni di pensioni per un importo previsto di oltre 10 miliardi di euro. E questa sarà una spesa inderogabile.