Le pensioni 2024 dei medici, degli infermieri e di altri dipendenti pubblici non saranno toccate con la riforma pensioni in arrivo. Tuttavia le uscite anticipate subiranno una penalizzazione, come previsto dall’art. 33 della legge di bilancio. L’emendamento del governo, presentato a fine novembre, è stato accolto solo per la a parte che riguarda le pensioni di vecchiaia.

Una vittoria di Pirro, come si suol dire. La riforma pensioni 2024 riguarda solo una parte delle rendite dei lavoratori pubblici. Cioè quelle persone che raggiungeranno l’età pensionabile a 67 anni.

O a 65 anni in caso di collocamento a riposto d’ufficio. Per coloro che decidono di lasciare il servizio in anticipo i tagli agli assegni resteranno validi dal 1 gennaio 2024, come previsto dalla riforma.

Riforma pensioni 2024: tagli ai dipendenti pubblici che lasciano prima il servizio

È importante notare che i tagli alle pensioni conseguenti alla riforma 2024 interessano solo alcune categorie di dipendenti pubblici che rientravano nel vecchio sistema pensionistico, compresi i medici e gli infermieri di cui tanto si discute. Più precisamente coloro che hanno contribuito in passato al Cpdel (Fondo pensione degli Enti locali), al Cps (Fondo pensione sanitario), al CPI (Fondo pensione insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria) e al Cpug (Fondo pensione degli ufficiali giudiziari). Dette casse sono poi confluite nell’Inpdap e successivamente nell’INPS.

L’articolo 33 della Legge di Bilancio 2024 prevede che coloro che lavorano o hanno lavorato in questi settori e hanno percepito una retribuzione per meno di 15 anni avranno la pensione ridotta. I tagli sono il risultato dell’aggiornamento delle dichiarazioni (sempre al 1965), il che significa che le pensioni dal 2024 verranno ricalcolate in modo più sfavorevole.

Non è prevista, invece, alcuna riduzione se il dipendente pubblico rinuncia al pensionamento anticipato e decide di aspettare fino al compimento dei 67 anni (i medici di famiglia vanno in pensione a 68 anni di età) o dei 65 anni.

Vengono quindi garantiti solo i diritti acquisiti con le pensioni ordinarie e viene modificato il sistema di calcolo del pensionamento anticipato.

Nessun taglio nel 2024 per chi ha già maturato il diritto alla pensione

Dal 1° gennaio, quindi, con la riforma pensioni 2024 entrerà in vigore il nuovo sistema di calcolo delle pensioni anticipate per i soli lavoratori ricadenti nei predetti fondi previdenziali. Però sarà penalizzato solo chi avrà maturato il diritto alla pensione da questa data in poi. Non rientrano nel nuovo meccanismo di calcolo coloro che hanno già maturato i diritti pensionistici prima al 31 dicembre 2023 e lasceranno il servizio nel 2024 o successivamente se decideranno di continuare a prestare servizio.

Secondo la il principio della cristallizzazione dei diritti, coloro che maturano i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre 2023 non subiranno alcuna riduzione anche se andranno in pensione nel 2024. Quindi, ad esempio, chi matura il diritto a Quota 103 potrà godere appieno del diritto ad andare in pensione anche successivamente senza penalità.

Al contrario, chi matura i requisiti per la pensione anticipata nel 2024, dovrà mettere in conto una riduzione dell’assegno. Questa sarà tanto maggiore quanto minori sono i contributi versati prima del 1996 con soglia di esclusione per chi ne avrà almeno 15. Quindi per chi ha iniziato a lavorare prima del 1981.

Secondo i calcoli dei sindacati, i dipendenti pubblici con anzianità nel sistema retributivo compresa fra 1 e 15 anni rischiano una penalizzazione che va dal 5 al 25 per cento della pensione. Colpiti in particolar modo saranno coloro che hanno percepito in quegli anni retribuzioni elevate. Quindi tutti i dirigenti pubblici.

Riassumendo…

  • Salvaguardate le pensioni 2024 degli statali solo se escono con la vecchiaia.
  • Penalizzate le pensioni anticipate il cui diritto matura a partire dal 1 gennaio 2024
  • Chi matura il diritto a uscire in anticipo entro il 31 dicembre 2023 non subirà tagli.