Ultime sulla riforma delle pensioni 2022-2023 dal gong del prossimo 20 dicembre alle modifiche nella manovra finanziaria. Perché dopo lo strappo di Cgil e Uil, con la proclamazione dello sciopero generale, il Governo italiano ha convocato i Sindacati prima di Natale. Precisamente, il prossimo 20 dicembre del 2021. Così come è riportato in questo articolo.

In particolare, si parla di riforma pensioni 2022-2023 in quanto i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil sperano ancora in modifiche alla manovra finanziaria, in zona Cesarini, proprio per le misure di ritiro anticipato dal lavoro attive per il prossimo anno.

Riforma delle pensioni 2022-2023 dal gong del prossimo 20 dicembre alle modifiche nella manovra finanziaria

Sulla riforma delle pensioni 2022-2023, infatti, la Cgil, la Cisl e la Uil hanno chiesto già da tempo lo stanziamento di maggiori risorse per le pensioni nel 2022. Rispetto ai 600 milioni di euro che sono stati messi sul piatto dal Governo Draghi. Ed anche un abbassamento del requisito anagrafico di accesso all’Ape Sociale per i lavoratori del settore edile. E per quelli del comparto agricolo.

Per la riforma delle delle pensioni 2022-2023, il tavolo di discussione il prossimo 20/12 sarà solo agli inizi. In quanto il Governo italiano guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi ha aperto un canale di dialogo e di confronto. Che proseguirà fino al mese di marzo del 2022.

Cosa chiedono i Sindacati per la riforma strutturale della previdenza pubblica

Nel dettaglio, per la riforma delle pensioni 2022-2023, i Sindacati chiedono, prima di tutto, il totale superamento della riforma Fornero. Nonché maggiore flessibilità in uscita al fine, tra l’altro, di archiviare subito la Quota 102 che resterà attiva, non a caso, solo per il prossimo anno. Quindi, giusto per 12 mesi. Per uscite anticipate a 64 anni di età con 38 di contributi previdenziali obbligatori versati.

Inoltre, la Cgil, la Cisl e la Uil caldeggiano, per la riforma delle pensioni 2022-2023, pure l’introduzione della cosiddetta pensione di garanzia.

A tutela dei giovani lavoratori di oggi e, in generale, di tutte quelle categorie che maggiormente sono colpite da precarietà e percorsi lavorativi discontinui. Nonché tutele anche a livello previdenziale pure per il lavoro di cura delle donne.