Non è ancora passata l’ondata di novità introdotte dalla legge di Bilancio sulle pensioni nel 2024, che già si torna a parlare di riforma delle pensioni. Il governo meloni nella manovra appena licenziata, ha soltanto prorogato alcune misure pensionistiche che scadevano nel 2023.

Proroghe con alcune novità che oggi inaspriscono in alcuni casi i requisiti per anticipare la pensione, mentre li alleggeriscono in altri. Ma sono novità che permettono di tracciare già il campo dei futuri interventi che il governo sta mettendo sul tavolo.

Perché la riforma delle pensioni, anche se non ha visto i natali oggi, potrebbe essere predisposta per il 2025 o per il 2026. Questo perché il governo ha in ottica l’intera legislatura. Sono diverse le novità appena introdotte dalla nuova manovra di Bilancio. Novità che sono più di un indizio circa l’operato del governo nelle prossime settimane.

I quesiti giunti in redazione

“Buonasera, sono un vostro affezionato lettore e volevo sapere da voi esperti, se ci sono ancora possibilità che nei prossimi anni venga alla luce la quota 41 per tutti. Sono a circa 40 anni di contributi e da anni ormai sto puntando questa misura che sembra sempre in procinto di essere varata, ma che mai viene messa in atto. Come potete ben capire, sarebbe la misura che mi permetterebbe appena completo i 41 anni di contributi, di allontanarmi finalmente dal lavoro.”

“Ciao, sono un giovane di 45 anni, lavoratore dipendente di una multinazionale. Mi sono prima laureato e poi ho trovato lavoro intorno ai 30 anni. Un avvio di carriera che sicuramente è tardivo per illudermi di andare in pensione prima dei 67 anni di età. Ho capito che probabilmente quando sarà il mio momento, la pensione non si prenderà prima dei 70 anni. Anche se può sembrare prematuro parlare di pensione alla mia età, volevo sapere da voi quali saranno le misure per i giovani che il governo varerà.

Perché parlano sempre di garanzia giovani e di misure per chi oggi versa i contributi. Grazie mille per il vostro impegno e l’encomiabile servizio che offrite.”

Riforma delle pensioni nel 2024, tutti in pensione prima, ecco cosa bolle in pentola

Anziani, giovani e meno giovani, uomini e donne, lavoratori dipendenti o autonomi. A tutti interessa sapere che piega prenderà la previdenza sociale nei prossimi anni. I due quesiti sopra riportati dimostrano che l’argomento inizia a interessare anche i giovani che, pur se ancora lontani dal pensionamento, sono preoccupati dall’allontanamento sempre maggiore delle pensioni.

Come dicevamo, alcuni indizi però possono essere utilizzati per capire dove andrà a parare l’esecutivo nei prossimi anni e come dovrebbe essere la riforma delle pensioni futura. Partendo naturalmente dalla principale misura allo studio, ovvero quella quota 41 per tutti che da tempo è la principale misura che si studia per superare finalmente la riforma Fornero.

Ma se anche la quota 103 appena rinnovata dal governo, è diventata una misura contributiva, significa che non c’è alternativa a questo metodo di calcolo che da un lato penalizza i lavoratori che vanno in pensione, e dall’altro rende più sostenibile il sistema anche varando misura di pensionamento anticipato.

Il sistema deve essere sostenibile

La sostenibilità del sistema è fondamentale per lo Stato. Riformare i sistema dotandolo di misure più favorevoli in termini di uscita dal mondo del lavoro è costoso. Ecco che calcolare le pensioni con il sistema contributivo, dal momento che significa assegni più bassi per tutti quelli che escono, è una via praticamente non evitabile.

Anche la quota 41 per tutti pertanto, potrebbe diventare, se mai sarà varata, una prestazione contributiva. I lavoratori dovrebbero accettare un calcolo della pensione meno favorevole per uscire dal lavoro con 41 anni di versamenti. Interrompendo quindi l’attività lavorativa 22 mesi prima per gli uomini e 10 mesi prima per le donne.

Perché la nuova quota 41 per tutti sarebbe la misura alternativa al pensionamento anticipato ordinario. Ma c’è un altro aspetto da considerare nella previdenza sociale e nel mondo del lavoro.

Le pensioni contributive rese più semplici anche per i giovani in futuro

Oggi i giovani stentano a trovare lavoro. E se lo trovano spesso è frammentato, intermittente e quindi precario. Significa, come dimostra anche uno dei due lettori di sopra, che maturare carriere lunghe come dovrebbero essere quelle che consentono di lasciare il lavoro con la quota 41 per tutti, è sempre più complicato.

Ecco quindi che il governo ha dato dimostrazione di lungimiranza. Eliminando un vincolo che soprattutto i giovani avrebbero dovuto sopportare per la pensione futura. I soggetti privi di versamenti antecedenti il 1996, per accedere alla loro pensione con 20 anni di contributi, fino al 2023 dovevano, oltre che arrivare a 67 anni, anche raggiungere una pensione di 1,5 volte l’assegno sociale. Proprio questo vincolo è stato eliminato. A tal punto che adesso anche i contributivi potranno andare in pensione con 67 anni di età e 20 anni di contributi.

Stop alla pensione a 71 anni obbligatoria

Risolto quindi il pericolo che per accedere alla pensione con pochi contributi, si doveva aspettare i 71 anni di età. Infatti le pensioni contributive di vecchiaia si centrano proprio a 71 anni di età. E con solo 5 anni di versamenti. Solo a quella veneranda età non esistevano più vincoli di importo della prestazione. Almeno fino alla modifica appena introdotta e spiegata prima.

Ma le anticipate diventano meno favorevoli con la riforma pensioni

Detto quindi che sul calcolo delle pensioni si ragiona sul rendere le anticipate meno onerose per le casse statali, c’è una novità che dimostra ancora una volta come sta ragionando la politica in materia previdenziale. Se da un lato viene meno il vincolo dell’importo minimo per le pensioni di vecchiaia, da un altro lato si inasprisce quello relativo alle pensioni anticipate.

Infatti per la misura che consente di uscire dal lavoro a 64 anni di età con 20 anni di contributi, si cambia registro.

La misura diventa più favorevole per le donne diventate mamme, e meno favorevole per gli altri. l’importo minimo della pensione passa da 2,8 volte l’assegno sociale a 3 volte. Solo per donne che hanno avuto un figlio, il limite resta a 2,8 volte l’assegno sociale.

Per quelle diventate madri più volte invece, il vincolo passa a 2,6 volte l’assegno sociale. Anche questo è un indizio. Le pensioni future, come guardano ai giovani, guardano anche alle donne. E si tratta delle due categorie che comunemente vengono considerate più svantaggiate in termini di pensionamento.