Gli italiani, dopo il voto del 25 settembre 2022, attendono di conoscere chi ci sarà al fianco di Giorgia Meloni, nella squadra del nuovo governo che si andrà a formare. Il nuovo esecutivo sarà chiamato ad affrontare questioni spinose. Tra queste l’eventuale riforma del 110.

Ci riferiamo al superbonus, la potenziata detrazione fiscale per i lavori (trainanti e trainati) fatti sulla casa. Un beneficio fiscale che non è mai decollato come nei presupposti con cui è nato. Doveva essere una spinta per la ripresa del settore edilizio e uno strumento per permettere ai proprietari di immobili di fare lavori gratis (o quasi) grazie alla possibilità di optare per la cessione del credito o sconto in fattura.

Ben presto però si è rilevato un quasi fallimento. Il legislatore si è visto costretto ad intervenire più volte con delle misure di contrasto alle frodi fiscali messe in atto proprio attraverso lo sfruttamento della chance di cessione del credito. Misure che ne hanno limitato notevolmente il campo di applicazione e che hanno indotto i potenziali acquirenti dei crediti a fare un passo indietro, non accettando più questo tipo di operazione.

Ciò ha avuto, e sta avendo, conseguenze a dir poco negative. La mancanza di liquidità nel committente per l’esecuzione o la prosecuzione dei lavori e la quasi impossibilità di accesso allo sconto in fattura o cessione del credito hanno portato ad un nuovo blocco. Anche se, comunque, di recente sono state messe in campo nuove azione per sbloccare proprio la cessione del credito (vedi anche Comunicato stampa Agenzia Entrate del 6 ottobre 2022)

Riforma del 110, cosa aspettarsi

Intanto, si parla di una possibile riforma del 110 con il nuovo governo Meloni. Una riforma che potrebbe accorpare tutti i bonus edilizi in essere fino ad ora e prevedere, invece, una percentuale unica di detrazione. Uno sgravio fiscale che potrebbe avere delle percentuali tra il 60% ed il 70%.

Un beneficio fiscale che vedrebbe una scadenza a lungo termine e non più, quindi, proroghe di anno in anno con la manovra di bilancio.

Diciamo che oggi il bonus 110 resta ancora possibile, ad esempio, per un altro anno solo per lavori fatti su edifici condominiali. Il superbonus condominiale con la percentuale al 110 è solo sulle spese fatte entro il 31 dicembre 2023. Poi per le spese 2024 e 2025 lo sgravio scende rispettivamente al 70% e 65%. Stessa cosa per il 110 villette bifamiliari. Per quelle unifamiliari, invece, il superbonus è possibile fino alle spese sostenute entro il 30 giugno 2022 ovvero fino al 31 dicembre 2022 purché entro il 30 settembre 2022 si stato raggiunto il 30% dei lavori complessivamente previsti.

Uno sgravio fiscale in base al reddito?

Se ci sarà la riforma del 110, dunque, il nuovo governo sarà chiamato anche a rivederne le scadenze. Da fonti di corridoio potrebbe anche paventarsi l possibilità di legare il bonus edilizio alla situazione reddituale del committente. Quindi, accesso allo sgravio solo se il reddito del committente rientra in determinate soglie.

D’altronde oggi, proprio la situazione economica di chi ha fatto la cessione del credito nei bonus edilizi è un parametro utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per fare dei controlli.

Un soggetto che ha una disponibilità economica molto bassa ed effettua lavori di una certa entità (ad esempio di 100.000 euro) ed a cui l’impresa accorda lo sconto o la cessione, può essere un caso in cui l’Amministrazione finanziaria decida di effettuare delle verifiche volte ad accertarsi che quell’operazione di cessione non sia avvenuta solo allo scopo di perpetrare una truffa ai danni dello Stato.

Ad esempio, sono state emesse fatture a fronte di lavori mai effettuati e con il solo intento di maturare la detrazione fiscale da poter cedere all’impresa che ha fatto i lavori, la quale poi a sua volta lo cede a terzi così da conseguire liquidità.

Restiamo, comunque, in attesa che l’esecutivo si insedi per conoscere le sue intenzioni.