L’Italia è un popolo di furbetti, e questa considerazione non può che trovare conferma in diversi aspetti della vita di tutti i giorni. Un ragionamento che vale per il reddito di cittadinanza, per le tasse, per le agevolazioni fiscali e così via dicendo. Fatta la norma trovato l’inganno, così recita un altro detto di utilizzo comune. Significa che spesso le normative vigenti presentano dei punti ciechi dove un contribuente può cercare di inserirsi, adottando vari stratagemmi atti a dribblare la stessa normativa.

questo vale per esempio per alcuni beneficiari del reddito di cittadinanza, ma vale anche per qualcuno che così riesce a non pagare una tassa piuttosto che un tributo. Certo, non si può fare di tutta l’erba un fascio, perché c’è chi può sembrare furbetto e invece non lo è. Ma lo stesso rischia di finire nel calderone di quelle persone che usano furberie. E l’aumento di alcuni controlli da parte delle autorità non lascia scampo praticamente a nessuno.

“Buonasera, sono un uomo di 44 anni che non riesce a trovare lavoro. Prendo il reddito di cittadinanza dal 2021. Sono single, mai sposato e fino a fine marzo vivevo in una casa concessami da un mio zio come comodato gratuito. Infatti prima vivendo coi miei genitori, la loro pensione e i loro redditi non mi permettevano di prendere aiuti e sussidi. La mia residenza a casa di mio zio, non era falsa, perché effettivamente io ho vissuto lì negli ultimi anni. Addirittura in un Comune diverso da quello dei miei. Adesso però la casa di mio zio serve ad un mio cugino che si è sposato ed ho dovuto lasciarla. Sono tornato dai miei. Rischio di perdere il sussidio giusto?”

I cambi di residenza sono stati sempre utili a prendere il reddito di cittadinanza

Un caso delicato quello del nostro lettore, che sicuramente verrà penalizzato adesso da questo ritorno nella casa materna.

Infatti sarò obbligato a cambiare residenza all’anagrafe, perché la normativa non fa sconti e non prevede alternative. La distinzione tra residenza effettiva e residenza fittizia è una cosa che va considerata. E i controlli stanno aumentando sempre di più, proprio per scovare i cosiddetti furbetti, soprattutto del reddito di cittadinanza. Negli anni, sono stati molti i beneficiari del sussidio ad essere scoperti come residenti in una casa che effettivamente non era la loro dimora abituale. Cambi di residenza solo per distaccarsi da un nucleo familiare sono stati sempre tanti. Infatti il reddito di cittadinanza essendo collegato all’ISEE di una famiglia, non può essere percepito da chi vive con persone che hanno redditi o patrimoni oltre le soglie previste. Anche perché il tetto ISEE in presenza di questi soggetti sale e supera il limite imposto per il reddito di cittadinanza (9.360 euro ndr). Ed il nostro lettore è esattamente in questa condizione.

L’Anagrafe della Popolazione Residente, ma anche i controlli a sorpresa

Il nostro lettore non è un furbetto, perché effettivamente aveva cambiato residenza e viveva in un Comune diverso da quello dei suoi genitori. Il punto nevralgico della situazione però è ciò che accadrà adesso. Con il suo ritorno nella casa materna. Un passaggio di residenza che difficilmente non sarà intercettato dall’INPS. E una volta appurato questo cambio, il rischio di essere esclusi dal sussidio è elevato. Perché adesso è in funzione l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), strumento che l’INPS può utilizzare per le verifiche sulla concessione o meno di prestazioni e misure. Ed il reddito di cittadinanza è una di queste misure. Inoltre aumentano i controlli, anche a sorpresa che le autorità possono fare per verificare anche le residenze o dimore effettive dichiarate all’anagrafe.

Controlli contro la residenza fittizia o di comodo ed il reddito di cittadinanza è a rischio

Un cittadino può essere assoggettato anche a più controlli periodici relativi alla sua residenza o alla sua dimora.

E se a seguito di diversi controlli, le autorità non riescono a “rintracciare” il soggetto, si può anche finire nel perimetro della “cancellazione del nominativo del cittadino dall’anagrafe locale“. E si tratta di un evento che le autorità possono anche produrre automaticamente e senza obbligo di darne preventiva comunicazione al diretto interessato, a maggior ragione perché praticamente non rintracciabile. Tolleranza zero quindi per le residenze di comodo o per le cosiddette residenze fittizie. Un aspetto questo confermato perfino dalla Suprema Corte di Cassazione che ha dato torto a cittadini finiti in questa situazione che avevano prodotto ricorso.

La Legge vieta le residenze fittizie

Come si legge anche sul Sole 24 Ore che richiama a delle recenti pronunce degli ermellini della Suprema Corte di Cassazione, la Giurisprudenza mette in risalto l’importanza di individuare la residenza reale e non di comodo. Perché anche se con piena libertà di movimento un contribuente non può impedire al Comune dove ha la residenza, di effettuare controlli idonei a prevenire, scovare e contenere ipotetici abusi. Perché la residenza fittizia è di fatto un  abuso. Si tratta di quel genere di residenza (fittizia o di comodo ndr) vietata dalla normativa vigente. Non si può spostare la residenza dove effettivamente non si vive effettivamente. E con l’avvento del reddito di cittadinanza, sono molto diffusi questo genere di situazioni. Proprio perché la residenza fittizia è stata usata da molti come “escamotage” per rientrare tra i beneficiari di questo reddito di cittadinanza.