Il nuovo governo italiano che si andrà a formare avrà, con tutte le probabilità del caso, come leader Giorgia Meloni. E’ stato il suo partito (Fratelli D’Italia) ad ottenere la maggiore percentuale di preferenza alle votazioni del 25 settembre 2022. Il Centrodestra ha i numeri per amministrare il nostro Paese. I tempi tecnici, permetteranno alla Meloni e la sua squadra di presentarsi per il giuramento verso la metà di questo mese di ottobre. Dal giorno dopo subito a lavoro. E tra i primi temi da affrontare c’è il reddito di cittadinanza e le legge di bilancio 2022 (che potrebbe approdare in Parlamento alla fine di novembre).

Ad essere più preoccupati del nuovo esecutivo sembrano essere proprio i precettori del reddito di cittadinanza. Il sussidio (previsto per chi non ha lavoro e si trova in condizioni economiche disagiate) è quello voluto fortemente dal Movimento 5 Stelle.

La Meloni, ed il Centrodestra, hanno sin da subito hanno detto (in campagna elettorale) che è loro intenzione abolirlo nella sua forma attuale. Mettere, invece, in campo una nuova misura che tuteli le fasce più deboli senza, comunque, togliere il sussidio da un giorno all’altro a chi oggi lo percepisce.

Reddito di cittadinanza, la spesa va dimezzata

L’intenzione sarebbe quella di dimezzare la spesa attualmente prevista per il pagamento del reddito di cittadinanza. Quindi, passare dagli attuali 9 miliardi di euro a 4,5 miliardi di euro ed un reddito di cittadinanza tagliato. Le risorse verrebbero redistribuite verso chi non è più in età lavorativa e verso coloro che, per la condizione in ci vivono, non possono lavorare.

La Meloni si riferisce, ad esempio, ai disabili, agli invalidi, agli over 60 che hanno difficoltà a trovare una nuova collocazione. Per questi ultimi si metterebbero sul piatto nuove misure di accompagnamento alla pensione.

Ad ogni modo, come detto, nessuno sarà lasciato solo. Chi oggi percepisce il reddito di cittadinanza non sarà lasciato senza subito.

Ma basterebbe un solo rifiuto di una proposta di lavoro e il sussidio sarà perso.

Riforma anche dei centri per l’impiego

Si punterebbe su percorsi di formazione qualificati per spingere chi è in età lavorativa a trovare un lavoro. Contributi per le imprese che assumono anche se non hanno necessità di produzione. Una riforma dei centri per l’impiego, i quali hanno avuto un ruolo di poco conto nell’attuale forma del reddito di cittadinanza. Sul 20% di soggetti che sono stati collocati al lavoro, solo il 4% è frutto dell’azione dei navigator e dei centri per l’impiego.

Ci sono poi i pensionati ed i lavoratori già occupati a cui pensare. Il potere d’acquisto di stipendi e pensioni è in caduta libera per via di un tasso di inflazione elevatissimo (circa l’8% attuale). Tra i cavalli di battaglia esposti in campagna elettorale, il Centrodestra parlava di pensioni minime a 1.000 euro al mese. Se la promessa sarà mantenuta, significherebbe un po’ di respiro per quei pensionati che oggi vivono con meno di 700 euro mensili.