La Legge di bilancio 2023 è approdata al Senato. Rispetto al testo iniziale ci sono diverse disposizioni, alcune novità anche per quanto riguarda il c.d. ravvedimento speciale. Infatti, è saltato lo sconto per le omesse dichiarazioni.

In particolare, nel testo finale della Legge di bilancio 2023 si trova il riferimento alle violazioni commesse rispetto alle “dichiarazioni validamente presentate” (dichiarazione dei redditi, Iva, 770). Di norma, esso non dovrebbe subire alcuna modifica rispetto al testo dalla Camera dei Deputati.

Da qui, se il contribuente vuole sanare una violazione, ad esempio, omesso o carente versamento delle imposte, rispetto ad una dichiarazione dei redditi presentata in ritardo, potrà avvalersi del ravvedimento speciale oppure no?

La c.

d. dichiarazione tardiva vale o no ai fini dello sconto sulle sanzioni garantito dal ravvedimento speciale?

Vediamo di arrivare a una conclusione.

Il ravvedimento speciale

In deroga al ravvedimento operoso ordinario, la Legge di bilancio 2023 permette al contribuente di regolarizzare  le dichiarazioni relative al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2021. E a quelli precedenti, purché le relative violazioni non siano state già contestate alla data del versamento del dovuto (in unica soluzione o alla prima rata).

A tal fine, il contribuente dovrà

  • sanare dell’irregolarità o l’omissione,
  • pagare l’imposta dovuta, gli interessi e
  • versare le sanzioni, queste ultime ridotte a un diciottesimo del minimo edittale irrogabile

Si può ricorrere al ravvedimento speciale solo se le violazioni non siano state già contestate, alla data del versamento di quanto dovuto o della prima rata. Con atto di liquidazione, di accertamento o di recupero, di contestazione e di irrogazione delle sanzioni. Comprese le comunicazioni derivanti dai controlli formali delle dichiarazioni (di cui all’articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600).

La regolarizzazione si perfeziona con il versamento di quanto dovuto ovvero della prima rata entro il 31 marzo 2023 e non può essere esperita dai contribuenti per l’emersione di attività finanziarie e patrimoniali costituite o detenute fuori dal territorio dello Stato (vedi dossier Legge di bilancio 2023).

Ravvedimento speciale anche con dichiarazione tardiva?

Nel corso dell’esame parlamentare, è stato specificato che gli effetti della regolarizzazione sono circoscritti alle sole dichiarazioni validamente presentate.

Da qui, è lecito chiedersi quale valore abbia una dichiarazione presentata in ritardo rispetto alla possibilità di ricorrere al ravvedimento speciale.

Ebbene, innanzitutto chiariamo cosa si intende per dichiarazione tardiva.

Come da art. 2 del DPR 322/1998:

sono considerate valide le dichiarazioni presentate entro novanta giorni dalla scadenza del termine, salva restando l’applicazione delle sanzioni amministrative per il ritardo. Le dichiarazioni presentate con ritardo superiore a novanta giorni si considerano omesse, ma costituiscono, comunque, titolo per la riscossione delle imposte dovute in base agli imponibili in esse indicati e delle ritenute indicate dai sostituti d’imposta.

Dunque, è tardiva la dichiarazione presentata entro 90 giorni dalla scadenza ordinaria. Questa dichiarazione è pienamente valida. Se si superano i 90 giorni la dichiarazione  è considerata omessa.

Da qui, ai fini del ravvedimento speciale, le dichiarazioni presentate entro 90 giorni dal termine ordinario, consentono al contribuente di ricorrere al ravvedimento speciale per sanare le violazioni connesse alle stesse dichiarazioni tardive. Così per fare un esempio, consideriamo un modello Redditi 2021 tardivo, periodo d’imposta 2020, rispetto al quale il contribuente ha versato di meno di quanto risulta dalla dichiarazione. In questo caso il contribuente potrà pagare: l’imposta, gli interessi e la sanzione del 30% ridotta a 1/18.