Quota 41 è la pensione anticipata riservata ai lavoratori precoci. Cioè a coloro che hanno iniziato a lavorare presto rinunciando magari a studi e percorsi formativi. Servono per l’appunto 41 anni di contributi indipendentemente dall’età per andare in pensione.

Questo vale fino al 31 dicembre 2026, così come spiega il messaggio Inps 1551 del 16 aprile 2019 riprendendo specifiche diposizioni governative. Dal 2027, in base alla revisione sulle aspettative di vita, Quota 41 potrebbe cambiare e salire magari verso Quota 42.

Quota 41, requisiti

L’incremento del requisito contributivo, però, sarebbe di soli 2 mesi ogni due anni.

Sempre che l’aspettativa di vita aumenti dopo il 2026. Quindi potrebbero essere necessari 41 anni e 2 mesi di contribuzione per poter andare in pensione ai lavoratori precoci.

Ma come si va in pensione con Quota 41? I lavoratori precoci, come detto, devono possedere almeno 41 anni di contributi versati. Ma questo non basta per accedere alla pensione anticipata. Occorre anche aver lavorato almeno 12 mesi prima del compimento dei 19 anni di età.

E’ quindi necessario far valere anche uno stato precario o di disagio sociale previsto dalla legge. E cioè:

  • trovarsi in stato di disoccupazione a seguito di perdita involontaria del posto di lavoro e risultare disoccupati da almeno tre mesi dall’evento:
  • assistere da almeno 6 mesi un parente di primo grado o il coniuge affetto da handicap grave;
  • avere capacità lavorativa ridotta accertata ai fini dell’invalidità civile pari o superiore al 74%;
  • svolgere attività lavorative usuranti da almeno 6 anni negli ultimi 7 prima della domanda di pensione;
  • essere lavoratori dipendenti addetti alle attività usuranti o ai lavoratori notturni con almeno 64 notti lavorate l’anno.

La domanda di pensione

La domanda di pensione con Quota 41 va presentata entro il 1 marzo 2022 e serve ad accertare la sussistenza dei requisiti. Non è necessaria l’interruzione del rapporto di lavoro.

Soddisfatti i requisiti, è concessa la pensione anticipata a coloro che hanno iniziato a lavorare in età precoce, magari rinunciando a percorsi formativi o di studio per necessità economiche.

Oltre il 1 marzo, la domanda di verifica è comunque accettata, ma non è detto che l’ente di previdenza poi riconosca subito la pensione. La liquidazione è concessa, infatti, solo nell’ambito di specifici vincoli di bilancio annuali. Pertanto se i fondi risultassero insufficienti il lavoratore, benché in possesso dei requisiti, potrebbe subire ritardi.

La finestra d’uscita per la pensione lavoratori precoci si apre 3 mesi dopo la maturazione del requisito contributivo, cioè dopo il versamento effettivo di 2.132 settimane.