Andare in pensione anticipata sarà sempre più difficile. Dal prossimo anno il requisito anagrafico previsto oggi per Quota 103 salirà di 12 mesi, a 63 anni, in abbinamento ad almeno 41 anni di contributi. E’ questa la novità principale della riforma previdenziale che il governo intende far passare con la legge di bilancio in discussione in Parlamento.

La deroga al sistema pensionistico con Quota 104 ordinario, previsto attualmente dalle regole Fornero, sarà accompagnata dal rinnovo del bonus Maroni. Quell’incentivo economico che prevede il riconoscimento in busta paga della quota contributiva del lavoratore destinata all’Inps e che rende lo stipendio più pesante.

Ma solo fino al raggiungimento del requisito per la pensione di vecchiaia.

Pensione anticipata sempre più difficile con Quota 104

Con l’arrivo di Quota 104 dal prossimo anno serviranno, quindi 12 mesi in più sulla carta d’identità, rispetto a Quota 103, per uscire in anticipo dal lavoro. Anche se il lavoratore ha già maturato il requisito contributivo necessario per andare in pensione.

La riforma, anche se solo di un anno sul requisito anagrafico, produrrà effetti importanti per i lavoratori costretti a lavorare di più Con la conseguenza che la platea dei beneficiari sarà ridotta. A ben guardare, Quota 104 si avvicina molto a quanto già previsto dalle regole Fornero sulle pensioni anticipate. Come noto, oggi si può uscire con 41 anni e 10 mesi di contributi (donne) o 42 anni e 10 mesi di contributi (uomini) a prescindere dall’età. Lo scarto coi requisiti necessari con Quota 104 si riduce quindi al minimo.

Chi, ad esempio, matura entro il 2023 i 41 anni di contributi necessari per andare in pensione ma non ha l’età per Quota 103, non ce la farà nemmeno nel 2024 con Quota 104. Perchè il requisito anagrafico si sposta in avanti di un anno. Sicché i lavoratori saranno obbligati a rincorrere un traguardo sempre più lontano nel tempo avvicinandoli inesorabilmente a quanto previsto dalle regole Fornero.

La penalizzazione sull’assegno

Ma c’è dell’altro. Le indicazioni fornite dal governo al legislatore sono quelle di inserire nel testo di legge anche un diverso sistema di calcolo per le pensioni liquidate con Quota 104. In senso restrittivo. In pratica si vuole scoraggiare i lavoratori ad andare in pensione anticipata tagliando parzialmente la quota di pensione calcolata col sistema retributivo. Come?

Il sistema è semplice: poiché chi potrà uscire con 41 anni di contributi nel 2024 avrà alle spalle almeno 12-13 anni di versamenti fatti prima del 1996 e quindi ricadenti nel sistema di calcolo retributivo (più oneroso per l’Inps), si applicherebbe a questa parte del montante un coefficiente di riduzione dell’importo dell’assegno.

In buona sostanza, si andrebbe a limare il calcolo della pensione, liquidata col sistema misto, per la sola quota retributiva. Cioè quella parte di rendita calcolata, non solo sui contributi versati, ma anche e prevalentemente sullo stipendio percepito. Ne conseguirà una penalizzazione che, secondo le stime degli esperti, potrebbe arrivare al 4% del totale della pensione.

Ovviamente su questo aspetto non vi è ancora nulla di certo e tutto è rimandato alla discussione parlamentare. Ma già i sindacati hanno alzato gli scudi e sono pronti a scendere in piazza. Motivo per cui è ragionevole credere che fino all’ultimo questa riforma sarà oggetto di profondo dibattito parlamentare.

Riassumendo…

  • Con l’arrivo di Quota 104 si andrà in pensione un anno più tardi, a 63 anni.
  • Per molti lavoratori Quota 104 coinciderà quasi con la pensione anticipata prevista dalle regole Fornero.
  • Prevista nella bozza della manovra anche un taglio della rendita calcolata col sistema retributivo.
  • La penalizzazione potrà arrivare fino al 4% dell’importo dell’assegno.